di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 21 giu. - E' di 13 morti il bilancio delle vittime di un attacco a una stazione di polizia avvenuto oggi nella regione autonoma nord-occidentale cinese dello Xinjiang. Gli attentatori erano a bordo di un furgone carico di materiale esplosivo che si è diretto contro l'edificio della stazione di Pubblica Sicurezza della contea di Yecheng - o Kargilik, secondo il nome uighuro - ed è esploso, secondo quanto scrive oggi l'agenzia Xinhua. Nel successivo scontro a fuoco sono rimasti uccisi i tredici attentatori, e tre agenti delle forze dell'ordine sono rimasti lievemente feriti. Nessuna vittima e nessun ferito, invece, tra i civili. L'attacco segue di pochi giorni la notizia dell'esecuzione nello Xinjiang di 13 persone, il 16 giugno scorso, accusate di reati connessi al terrorismo e ai crimini violenti.
Lo Xinjiang è da alcune settimane il centro di una campagna contro il terrorismo per "sradicare" quelli che Pechino considera "i tre mali" di separatismo, estremismo e terrorismo. Il governo cinese attribuisce gli attacchi a guerriglieri di impronta jihadista e di etnia uighura - la minoranza turcofona e musulmana che vive nello Xinjiang - i cui gruppi più estremisti rivendicano l'indipendenza dal governo centrale cinese del proprio territorio, che chiamano Turkestan Orientale. "I violenti attacchi in nome del jihad sono in crescita dal 2009 e costituiscono la più grande minaccia alla regione" scrive oggi la Xinhua. Nell'estate del 2009 morino circa duecento persone e altre 1700 rimasero ferite negli scontri etnici tra uighuri e han cinesi, in quello che resta l'episodio più sanguinoso in tempi recenti avvenuto nella regione.
La campagna contro il terrorismo nello Xinjiang è stata indetta, con il supporto del governo di Pechino, all'indomani di una serie di attacchi a luoghi pubblici da parte di bande armate in diverse località dello Xinjiang e della Cina. L'ultimo episodio di questo tipo risale al 22 maggio scorso, quando un attacco dalla dinamica simile a quello di oggi - condotto con auto cariche di materiale esplosivo e incendiario - aveva provocato 43 morti e circa 90 feriti nel mercato all'aperto di Urumqi, capitale regionale dello Xinjiang. Un altro episodio tra i più violenti degli ultimi mesi è quello dell'attacco alla stazione di Kunming, nell'estremo sud della Cina, quando un gruppo armato di lunghi coltelli aveva provocato 29 morti e 143 feriti tra i passanti e i passeggeri in attesa.
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli arresti e le condanne nei confronti dei presunti terroristi. Lunedì scorso, tre persone sono state condannate a morte per avere preso parte all'organizzazione dell'attacco di piazza Tian'anmen del 28 ottobre scorso, quando un suv travolse quaranta persone prima di schiantarsi contro le barriere stradali di fronte all'ingresso della Città Proibita, l'antica sede imperiale cinese, e andare a fuoco. Nell'attacco morirono cinque persone, tra cui le tre a bordo del veicolo. Nel processo un'altra persona è stata condannata all'ergastolo e altre quattro a pene comprese tra i cinque e i venti anni di carcere. Il mese scorso, in uno stadio nella prefettura di Ili, sul versante occidentale dello Xinjiang, sono state condannate 55 persone, tre delle quali a morte, per reati connessi al terrorismo e ai crimini violenti. Ad assistere al processo di massa erano presenti circa settemila persone, tra le quali diversi funzionari del Partito Comunista Cinese
21 giugno 2014
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