Wen: « Crescita dell'8% nel 2009»
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Wen: « Crescita dell'8% nel 2009»

Wen: « Crescita dell'8% nel 2009»

Cina. Il premier assicura che verrà fatto il possibile per rispettare il target ed evitare così gravi conflitti sociali
di lettura
Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Per uscire dalla crisi, la Cina si affida al suo numero fortunato. «Il nostro obiettivo per il 2009 è una crescita economica dell'8%», ha annunciato ieri il primo ministro, Wen Jiabao, aprendo i lavori della sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo.
Ma questa volta, a differenza delle Olimpiadi, la cabala non c'entra niente. L'8 (per cento) è il tasso di sviluppo annuo del Pil necessario a Pechino per tenere in equilibrio il mercato del lavoro, cioè per mantenere la disoccupazione entro livelli fisiologici. Al di sotto del numero magico, il Paese rischia di scivolare nell'instabilità sociale.
Wen non lo ha detto esplicitamente, ma lo ha lasciato intendere in diversi passaggi del suo atteso discorso sullo stato della nazione. La Cina è preoccupata per l'evoluzione della crisi finanziaria internazionale che, dopo aver sfiorato in un primo tempo il Dragone, in autunno lo ha messo alle corde togliendogli la sua linfa vitale: le esportazioni dalle quali dipendono le sorti di gran parte dell'industria manifatturiera cinese.
«Nel 2009 il Governo continuerà a investire per sostenere la ripresa dell'economia», ha annunciato Wen, senza far riferimento però ad alcun piano di stimolo supplementare. Per il momento, dunque, Pechino ritiene che la manovra straordinaria da 600 miliardi di dollari varata lo scorso novembre sia sufficiente a rilanciare la congiuntura.
D'altronde, anche un Paese in buona salute come la Cina (il debito pubblico è inferiore al 20% del Pil) deve rispettare un vincolo di bilancio. Vincolo che nel budget programmatico 2009 illustrato ieri da Wen ai 3mila delegati del Parlamento riuniti nella Grande Sala del Popolo è già stato utilizzato ampiamente: il deficit di bilancio di 140 miliardi di dollari (nove volte superiore al 2008, e pari al 3% del Pil), infatti, è il più alto di tutti i tempi.
Sul disavanzo record 2009 peserà, da un lato, la spesa pubblica moloch (130 miliardi di dollari, destinati perlopiù a investimenti infrastrutturali); dall'altro, il calo delle entrate tributarie derivante dall'attesa contrazione dell'attività economica e dai tagli fiscali anticrisi.
Nonostante l'emergenza, la Quarta Generazione di comunisti non dimentica il principale impegno assunto nei confronti del popolo cinese: ridurre le disparità sociali e i divari di ricchezza creati da vent'anni di sviluppo economico forsennato. A questo riguardo, il budget 2009 aumenta notevolmente le risorse pubbliche destinate agli agricoltori, all'edilizia popolare, alla sanità. D'altronde, per compensare il crollo delle esportazioni c'è una sola soluzione: incrementare i consumi interni. Ma per spingere la gente a spendere di più bisogna assicurare livelli di reddito più elevati. La più colossale manovra fiscale nella storia del Paese sarà coordinata con una manovra monetaria di adeguata portata. I piani del Governo, ha annunciato Wen, prevedono che nel 2009 il sistema bancario eroghi 730 miliardi di dollari di prestiti.
Per rilanciare la propria economia, più di così Pechino non poteva fare. Ma non è detto che funzioni. La crisi giapponese di fine anni 90 ha insegnato che se il cavallo non ha sete, non c'è verso di farlo bere; neppure riempiendo a più non posso l'abbeveratoio. In casi di forti traumi improvvisi, la ripresa delle congiunture dipende anche da fattori di carattere psicologico-comportamentale, sui quali nessun Governo può esercitare il proprio potere.
La Cina, il Paese che a giudicare dai fondamentali macroeconomici e dalla solidità del suo sistema finanziario dovrebbe essere il primo a risalire dagli abissi della crisi, non fa eccezione a questa regola. Pechino ne è perfettamente consapevole. Per questo motivo, in attesa che la maxi-iniezione di spesa pubblica faccia effetto, la nomenklatura non lesina quattrini pur di mantenere saldo il controllo sulla società cinese: nel 2009 le spese per la sicurezza aumenteranno di ben il 33 per cento.
comganawar@gmail.com
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Niente piano-bis per ora
Le indiscrezioni su un secondo pacchetto di stimolo economico che mercoledì hanno fatto volare la Borsa di Shanghai a +6% non sono state confermate nel discorso tenuto da Wen Jiabao
Il primo piano
Una delle ragioni del mancato annuncio può essere legata agli aiuti decisi lo scorso novembre, quando furono stanziati 600 miliardi di dollari. Dei 15 miliardi destinati all'ultimo trimestre del 2008 è stato speso meno di un terzo. Dunque il Governo si riserva di aspettare e capire se gli effetti della prima manovra saranno sufficienti a tamponare la crisi o se servono nuovi aiuti
Gli obiettivi per il 2009
Il primo ambizioso obiettivo è quello di conservare una crescita sostenuta, pari all'8 per cento. Nelle aree urbane si punterà a mantenere il tasso di disoccupazione al di sotto del 4,6% e a creare nove milioni di posti di lavoro
Il deficit
Il deficit di bilancio arriverà a 140 miliardi di dollari, il più alto di tutti i tempi: nove volte superiore a quello del 2008, pari al 3% del Pil
I settori cruciali
L'auto, l'acciaio, la cantieristica, il tessile sono alcuni dei poli industriali che il Governo sosterrà con misure specifiche
Sicurezza sociale e sanità
Alla sicurezza sociale saranno destinati circa 43 miliardi di dollari. Sul fronte dell'assistenza sanitaria Wen si è impegnato a «mettere in piedi un sistema di base che permetterà a tutti i cittadini di avere accesso alle cure primarie». Cifra stanziata: 124 miliardi di dollari in tre anni

06/03/2009
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