Pechino, 31 mag.- Mentre si avvicina il 22° anniversario del massacro di Tian'anmen, per la prima volta, la polizia cinese si appresta a riconoscere il risarcimento alla famiglia di una delle vittime. Lo fanno sapere le Madri di Tian'anmen (associazione fondata nel 1991 da una professoressa in pensione, Ding Zilin, che perse il figlio nel giorno del massacro): da febbraio la polizia avrebbe contattato due volte la famiglia di una delle vittime di quel 4 giugno del 1989. Ma la mossa senza precedenti delle autorità cinesi, sostiene il gruppo, mira con tutta probabilità non tanto ad aprire un dialogo con le famiglie delle vittime del massacro, quanto a tenere a freno potenziali focolai di insurrezioni popolari pro-democrazia. Dopo le Rivolte dei Gelsomini cinesi (questo dossier) dello scorso febbraio "il governo teme che ciò che sta accadendo in Medio Oriente e in Nord Africa possa replicarsi anche in Cina, alimentato da movimenti democratici come quello del 1989".
Se da un lato, infatti, la decisione della polizia cinese può essere letta come una prima conquista di una lotta che l'associazione delle Madri combatte da 16 anni, dall'altro lato appare evidente che la strada verso una ridiscussione dei fatti di Tian'anmen da parte del governo è ancora lunga. "La polizia non ha fatto mea culpa per il massacro dei manifestanti di Tian'anmen, né ha fatto luce sul mandante del coprifuoco, le due richieste fondamentali del gruppo" si legge nella lettera che le Madri pubblicano ogni anno in occasione dell'anniversario. "I poliziotti si sono limitati a parlare di risarcimenti economici sottolineando che si tratterà comunque di un caso isolato". Un riconoscimento una tantum, insomma, che "non implica un'estensione dello stesso trattamento a tutte famiglie del gruppo" si legge ancora nel documento firmato da 127 membri".
Sono anni che cerchiamo di dialogare con il governo cinese, ma ad ogni nostro tentativo Pechino ha risposto con il silenzio. Abbiamo solo due punti fermi: le anime dei nostri figli non devono essere profanate e le famiglie non possono essere disonorate. Sul resto siamo pronte a discutere di tutto, ma le autorità ci hanno sempre ignorato" spiega il gruppo sul sito web. "Quest'anno però – scrivono nella lettera le Madri di Tian'anmen - il silenzio è stato rotto". Almeno in parte, perché non sembra siano ancora maturi i tempi in cui fare chiarezza su ciò che successe realmente in quella tragica giornata di 22 anni fa. " All'indomani del massacro il governo mise sotto sigillo per 30 anni sui documenti storici" spiega Yang Dongquan, direttore dell'amministrazione dell'Archivio di Stato. "Non abbiamo ancora raggiunto il termine che ci permette di accedere agli atti. E forse quest'attesa si protrarrà anche oltre i 30 anni: il governo ha il diritto di prolungare ancora il blocco qualora lo ritenesse opportuno" ha dichiarato Yang.
E se la dinamica dei fatti è ancora avvolta in un alone di mistero, ignota è anche la stima delle vittime. Secondo Amnesty International il numero supera il migliaio, la CIA conta invece dalle 400 alle 800 vittime, mentre le Madri di Tian'anmen documentano 203 morti. Per Pechino il bilancio delle vittime è un segreto di stato.
di Sonia Montrella
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