Il vertice ASEAN è stato sospeso ma le misure che la Cina intendeva adottare rimangono in vigore: dopo il brusco blocco agli incontri di Pattaya, Thailandia - dovuto alla massiccia protesta delle "camicie rosse" che manifestavano contro il governo in carica- il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi ha dichiarato che Pechino non apporterà alcuna modifica al piano che voleva annunciare al meeting dei paesi asiatici, pur senza precisare quando saranno adottate alcune di queste misure. Di che cosa si tratta? Oltre alla firma del trattato per la creazione di una zona di libero scambio entro l'anno prossimo, la Cina sta avviando un fondo d'investimento da 10 miliardi di dollari per la creazione di infrastrutture di collegamento con i dieci paesi ASEAN (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam) e aprirà linee di credito per 15 miliardi di dollari, di cui 1.7 miliardi in prestiti a tassi preferenziali. Nel 2008 il commercio tra i paesi ASEAN e la Cina è arrivato a quota 231.1 miliardi di dollari; nonostante tutta l'area stia risentendo della crisi finanziaria globale (secondo una stima dell'Asian Development Bank la crescita media delle economie emergenti nella zona si aggirerà intorno al 3.4%,il risultato peggiore dalla crisi delle "tigri asiatiche" degli anni '90 e ben al di sotto del 6.3% registrato l'anno scorso), il vice ministro del commercio Gao Hucheng prevede che l'Asean prenderà presto il posto del Giappone, attualmente il terzo partner commerciale di Pechino dopo Stati Uniti e Unione Europea. Molti osservatori sottolineano che, dopo il recente annuncio di un contributo da 40 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale, i vincoli più stretti con il sudest asiatico siano un'ulteriore conferma del ruolo da primo attore che Pechino sta recitando sullo scacchiere internazionale. E non solo nella lotta alla crisi.