Usa e Cina sono ai ferri corti ma le loro Banche centrali no
ADV
ADV
Usa e Cina sono ai ferri corti ma le loro Banche centrali no

Usa e Cina sono ai ferri corti ma le loro Banche centrali no

MACROFINANZA
di lettura
Intanto che i mercati di tutte le categorie salgono, sospinti dai massicci interventi - diretti, indiretti, annunciati, e attesi - di tutte le più grandi Banche Centrali (Borsa di New York su del 5% con volumi in calo del 26%, caduta verticale dei rendimenti dei Btp in condizioni di estrema fragilità dei conti pubblici nazionali), assume connotati sempre più marcati la «guerra commerciale» tra Stati Uniti e Cina. A poco più di un mese dall'accusa lanciata dal governo Usa al gigante asiatico di essere a capo di una vasta operazione di spionaggio cibernetico ai danni di numerose aziende americane, e a una sola settimana dall'annuncio di Barack Obama di stare creando la Trade Enforcement Unit, al fine di mettere termine alle "pratiche commerciali sleali" cinesi, martedì un gruppo di sindacati degli Stati del Midwest ha chiesto al presidente americano di prendere iniziative per contrastare i sussidi con i quali la Cina sovvenzionerebbe le esportazioni di parti di ricambio per automobili.
Se si aggiunge che proprio a dicembre la Cina ha introdotto un dazio doganale del 22% sulle importazioni di automobili dagli Usa, come ritorsione a precedenti restrizioni deliberate dagli Stati Uniti su tutta una serie di prodotti, e che gli Usa hanno in corso un'indagine per verificare la possibilità di imporre dazi compensativi sulle importazioni di pannelli solari e impianti di energia eolica, acquista un significato sempre più realistico anche la grave affermazione di Richard Falkenrath, esperto di sicurezza nazionale presso il Council on Foreign Relations, secondo il quale non è scorretto usare la locuzione «guerra fredda» per qualificare i rapporti attualmente in corso tra Stati Uniti e Cina. Definizione, questa, che trova concreto fondamento nel carattere militare sempre più esplicito che stanno assumendo i rapporti tra i due Paesi, dopo che gli Stati Uniti hanno deciso a novembre di realizzare una sorta di accerchiamento aereo e marittimo del gigante asiatico, al duplice fine di indebolirne i rapporti commerciali con i Paesi del Pacifico, e di ostacolarne i rifornimenti di materie prime.
A questo punto, non è più possibile ignorare quest'evoluzione dei rapporti politici tra le due economie più potenti al mondo, che dunque vanno presi in considerazione anche nelle analisi. Per quanto riguarda i mercati finanziari, bisogna ormai soprattutto tenere d'occhio cosa hanno intenzione di fare le Banche Centrali; le quali, contrariamente agli Stati, si muovono quasi all'unisono, per sostenere tutto ciò che può essere utile per mantenere in piedi i rispettivi sistemi bancari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

04/02/2012
ADV