Roma, 16 dic.- Cina e Usa siglano a Washington una serie di accordi commerciali, ma Pechino vuole di più. Nessun progresso sulla questione spinosa dell'apprezzamento dello yuan, ma diversi i punti d'intesa - agricoltura, tecnologia, proprietà intellettuale - raggiunti nel corso dei colloqui commerciali annuali sino-statunitensi dal vice premier cinese Wang Qishan e dai principali funzionari statunitensi – il rappresentante per il Commercio Ron Kirk, il ministro del Commercio Gary Lock e il ministro dell'Agricoltura Tom Vilsack -. Ma il Dragone insiste affinché Washington allenti il controllo sulle esportazioni. "Sono molti gli sforzi che stiamo facendo per aumentare le nostre importazioni e speriamo che tutti quei Paesi che hanno ancora uno squilibrio commerciale con
Positivo comunque, secondo i cinesi, il bilancio dei colloqui: "Attraverso uno scambio di opinioni aperto, abbiamo ottenuto risultati positivi" ha riferito Wang Qishan nel corso della conferenza stampa di chiusura della due giorni. Soddisfatti sopratutto gli Stati Uniti: "Abbiamo fatto progressi significativi in molti settori, mentre in altri abbiamo messo in atto dei canali che ci permetteranno di trovare nuove soluzioni" ha commentato Gary Lock. Gli Stati Uniti hanno avuto la meglio su molte questioni, a partire dall'embargo sulla carne: dal prossimo anno, infatti, il Dragone riaprirà le dogane all'importazione di carne di manzo con la clausola che il bestiame non debba superare i 30 mesi di vita. Il divieto di importazione di carne vaccina proveniente dall'America era stato imposto nel
Pechino si è inoltre impegnata a cooperare con Washington per migliorare gli standard tecnologici delle smart grid, reti intelligenti di distribuzione di energia elettrica, che utilizzando tecnologie digitali garantiscono un maggior risparmio energetico ed economico. E restando in ambito tecnologico,
Il Dragone ha, inoltre, assicurato che sarà rivisto il catalogo dei macchinari pesanti e dell'attrezzatura industriale - pensato per incoraggiare lo sviluppo dei macchinari che non sono prodotti da aziende cinesi - al fine di eliminare qualsiasi forma di discriminazione nei confronti dei fornitori esteri. Sempre a questo scopo,
Ma la vittoria più importante l'amministrazione Obama l'ha ottenuta nel campo della proprietà intellettuale e del copyright. Il vice premier cinese si è impegnato a vigilare personalmente sulla questione promettendo di avviare al più presto una campagna pubblica per ridurre i casi di furto della proprietà intellettuale – copyright, marchi registrati, brevetti e segreti commerciali – in Cina. Il coinvolgimento in prima persona di Wang Qishan fa ben sperare: nella liturgia cinese l'impegno assunto dalle alte autorità potrebbe essere il preludio a cambiamenti più significativi. "Ci aspettiamo di vedere risultati concreti nel campo della proprietà intellettuale e ci auguriamo che si registri in Cina un incremento dell'uso e dell'acquisto di software legali" ha dichiarato Ron Kirk in rifermento alla decisione del Dragone di stanziare fondi pubblici per l'acquisto di software legittimi. Il giro di vite del governo di Pechino riguarderà in particolar modo la pirateria sui giornali on-line e la contraffazione di alcuni prodotti quali scarpe e capi di abbigliamento.
Una promessa che però non sembra convincere del tutto Robert W. Holleyman II, presidente della Business Software Alliance - l'associazione delle aziende del settore del software commerciale e produttrici di hardware a livello mondiale - che dichiara: "Sapremo se l'impegno della Cina sulla riduzione della pirateria è reale o meno solo quando le compagnie di software inizieranno a registrare un incremento dei profitti". L'anno scorso, ha spiegato Holleyman, il valore commerciale dei programmi pirata per pc è quasi raddoppiato e lo scorso anno ha toccato i 7,6 miliardi di dollari. "Ecco perché dai colloqui non ci aspettiamo promesse, ma risultati tangibili".
di Sonia Montrella
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