Shanghai, 12 mag. – La seconda giornata del ciclo di conferenze "EU in the World" svoltasi ieri presso il padiglione europeo ha affrontato le delicate questioni di urbanizzazione, cambiamento climatico e sviluppo. Nella prima sessione, sotto la guida di Femi Oke -giornalista di fama internazionale, scelta come moderatrice unica per l'intera durata dei lavori-, si sono confrontati Koos Richelle (Direttore Generale di EuropeAid), Hans Verschure (grande esperto in materia di urbanizzazione e sviluppo, attualmente docente presso l'Università di Leuven in Belgio), Jean Bakole (Direttore dell'Ufficio di Rappresentanza di UN-HABITAT presso l'UE) e Nan Shi (Segretario Generale della Urban Planning Society of China, UPSC). Il dibattito di questa prima tranche di lavori si è concentrato su tre aspetti principali: l'urbanizzazione come trend irreversibile, il crescente divario tra campagna e città, e le linee d'intervento del governo e delle organizzazioni per la pianificazione urbana attraverso lo studio di numerosi in America Latina, Africa e Asia. Nella seconda sessione, il microfono è passato tra le mani di Sutiawan Gunessee (Ambasciatore delle Mauritius presso l'UE), Jie Yu (Capo del Climate Group's Policy and Research Program), Jean Fabre (Ex direttore del UNDP) e Elina Bardram (della Direzione Generale per le Relazioni Estere della Commissione Europea). In questa seconda tranche, si sono prese le mosse da fallimento della Conferenza di Copenaghen per arrivare alle aspettative sui prossimi appuntamenti di Bonn e di Cancun, per affrontare tematiche come gli impegni che ciascuno Stato sarà chiamato a sottoscrivere nel corso di tali summit e le implicazioni pratiche di eventuali accordi internazionali sul fronte della lotta al cambiamento climatico. "L'urbanizzazione è un fenomeno in crescita costante: entro il 2050, 6miliardi di persone, un terzo della popolazione dell'intero pianeta, vivrà nell'ambiente urbano" ha ricordato Koos Rochelle. "Le infrastrutture, l'acqua, la sanità, l'ambiente, la prevenzione delle calamità sono soltanto alcune delle questioni che dovremmo affrontare. Le organizzazioni, come EuropeAid, di cui sono il responsabile, sono spesso sottovalutate e per questo è per loro difficile cooperare con le istituzioni locali". Focalizzandosi sulla 'particolare' realtà cinese, Nan Shi ha spiegato che già da 30 anni, grazie alle riforme economiche, la Cina sta sperimentando un cambiamento radicale: "Attualmente, nella speranza di trovare un lavoro migliore e di vivere una vita più felice, dai 13 ai 15 milioni di contadini migrano verso le aree urbane ogni anno". Sempre a detta del Segretario Generale della UPSC, il binomio 'migrazione-urbanizzazione' costituirebbe il problema più urgente per il Dragone, di fronte alla necessità di prendere delle scelte cruciali negli ambiti della pianificazione urbana e della previdenza sociale. "A Copenaghen è emersa la volontà di negoziare- ha detto Bardaam in apertura del secondo confronto-, ma l'accordo è sfumato perché piccoli stati e paesi emergenti non hanno dato fiducia al piano proposto. Ora è giunto però il momento di dimostrare la propria determinazione e stabilire i termini della negoziazione". E se l'Europa, a detta della portavoce della Commissione Europea, si dimostra "unita e compatta" su questo punto, dimostrando il proprio impegno tramite il 'pacchetto 20-20-20' (riduzione del 20% dei gas ad effetto serra e dei consumi energetici accompagnato dall'incremento del 20% dell'utilizzo delle energie rinnovabili entro il 2020), anche gli altri interlocutori devono fare altrettanto. A riassumere la posizione cinese, l'intervento di Jie Yu. L'ospite cinese ha innanzitutto sottolineato i recenti sforzi compiuti dalla Cina; in seconda istanza, ha puntualizzato la necessità di un maggiore trasferimento di tecnologie a favore della Terra di Mezzo e ha infine rivendicato il diritto della popolazione cinese di godere del benessere economico raggiunto negli ultimi anni. "Quest'anno la Cina si è dimostrata essere il leader mondiale nella spesa per le energie rinnovabili; tuttavia, prima di lanciarci in nuovi programmi dobbiamo valutare attentamente il rapporto tra costi e benefici per le nostre industrie e i nostri lavoratori. In quest'ottica, un maggiore accesso alle tecnologie favorirebbe la transizione ad un nuovo modello economico, meno dipendente dalle materie prime altamente inquinanti. Inoltre, per quanto riguarda la riduzione dei consumi, come negare alla popolazione il diritto di acquistare un auto?". Urbanizzazione, cambiamento climatico e sviluppo: tre aspetti strettamente correlati tra loro che possono degenerare in un circolo vizioso o innalzarsi in una spirale virtuosa. Pensando in negativo, si profilano il fallimento dei negoziati di Bonn e Cancun e la crescita disorganica delle metropoli globali; volendo essere ottimisti, all'orizzonte si potrebbe intravedere un nuovo accordo sul clima, delle città più vivibili e delle campagne meno arretrate. Se, come affermano alcuni studi, entro il 2025 vi saranno circa 235milioni di nuovi abitanti nelle città cinesi, per il Dragone l'impresa appare veramente ciclopica. Al contempo però, la sfida rappresenta una ghiotta opportunità, forse l'unica attualmente a disposizione, per realizzare quel cambiamento di cui da tempo si parla nei corridoi di Pechino: la transizione da "fabbrica del mondo" a " laboratorio del mondo".