Un pennino italiano per Maometto
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Un pennino italiano per Maometto

Un pennino italiano per Maometto

Export e cultura dello scrivere. Da Istanbul a Pechino, la torinese Aurora adatta i suoi prodotti ai tratti della scrittura orientale
di lettura
di Alfredo Sessa
A fare motori, a Torino, sono davvero bravi. Anche a costruire piccoli "motori" dell'anima: strumenti di scrittura, penne stilografiche che muovono e fissano sulla carta i pensieri e i desideri di gente di tutto il mondo, ora anche di culture lontane ed esotiche. Prodotti di lusso, nicchie dell'export made in Italy a metà strada tra artigianato e oreficeria che non possono deludere perché hanno la responsabilità di dare armonia e ritmo, luce e colore ai moti dell'animo di turchi, cinesi, coreani, vietnamiti, indiani.
Una grande responsabilità quella che si è presa Aurora, l'azienda torinese che dal 1919 produce strumenti di scrittura, quando ha deciso di distribuire i suoi prodotti sui nuovi mercati emergenti. In Turchia la bella scrittura è un'arte nobile, eredità dell'arte islamica dello scrivere bene, degnamente illustrata dalla sezione calligrafica del museo Sabanci a Istanbul. «Per presentarci sul mercato turco è stato necessario modificare il pennino, al fine di garantire la qualità del tratto con una scrittura dai contorni più arrotondati» dice Cesare Verona, managing director di Aurora. La penna stilografica rimane un prodotto di nicchia. È stato però importante, prima di distribuire tutta la gamma Aurora attraverso negozi monomarca o centri commerciali anche a un pubblico più giovane, nato e cresciuto con i caratteri latini della Turchia moderna, dimostrare che le penne italiane potevano reggere il confronto con l'antica tradizione calligrafica turca.
Era scritto nel destino che la vita della famiglia Verona si intrecciasse fortemente con i segreti della scrittura, meccanica o amanuense. Un antenato di Cesare Verona è l'uomo che per primo ha importato in Italia la macchina per scrivere Remington. La famiglia Verona è inoltre da decenni alla guida di Aurora. Franco Verona, il padre di Cesare, ne è il presidente.
Il futuro è pieno di segni incoraggianti. La scrittura è un valore universale dell'uomo, e in un'epoca di globalizzazione (e di crisi in Europa) può aprire nuovi mercati. Ecco allora Aurora pronta a modificare i suoi pennini in lega di metallo prezioso tutte le volte che è necessario per tenere alta la bandiera della cultura artigianale italiana.
Dal pennino per Maometto a quello per Confucio il passo è lungo, ma vale la pena impegnarsi. «In Cina – spiega con passione Cesare Verona – è fondamentale la componente cabalistica del numero. Per i cinesi è bene acquistare la penna modello 88 perché è un numero che indica futuro e buona fortuna. Il modello 44 invece non va bene, perché indica la morte. Per il mercato cinese produciamo penne con punte ultrafini. Bisogna anche tenere conto della dimensione delle mani degli asiatici: sono mani piccole, e allora anche gli oggetti devono essere più piccoli. La Corea invece è un paese che ti obbliga a essere molto disciplinato, sono molto demanding, è difficile provare a spiegare ai coreani che le penne sono prodotti artigianali».
I prodotti Aurora (6 milioni il fatturato, il 40% all'export) sono pensati e in massima parte prodotti in casa. «L'ideazione del prodotto è importante – dice Verona – ma bisogna anche fabbricarlo in Italia. Siamo per necessità un paese manifatturiero e trasformatore. Se posso, non voglio rinunciare a produrre in Italia».
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19/01/2010
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