Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 7 giu. - Il rallentamento economico e le barriere di accesso al mercato pesano sulle imprese europee che lamentano "problemi sempre più gravi" sul mercato cinese e prevedono che "i peggiori effetti del rallentamento economico devono ancora arrivare". Quello presentato oggi dalla Camera di Commercio dell'Unione Europea, è a detta dello stesso presidente Joerg Wuttke, lo scenario più pessimistico riscontrato negli ultimi anni, contrassegnato anche dallo stallo delle riforme annunciate durante il terzo plenum del Pcc, nel 2013, alle quali non è seguita un'adeguata azione del governo cinese.
Il 41% delle aziende interpellate per il Business Confidence Survey 2016, realizzato in cooperazione con il gruppo di consulenza Roland Berger, sostiene di stare rivalutando le proprie operazioni in Cina, con la prospettiva di tagliare le spese e gli organici nel gigante asiatico. Per il 56% delle aziende europee presenti in Cina, lo scenario è diventato più difficile nell'ultimo anno, in aumento rispetto al 51% totalizzato nel 2015. Il 57% delle imprese Ue avverte una disparità di trattamento rispetto alle aziende locali, e per il 58% delle aziende le restrizioni a cui è soggetto il web hanno un impatto negativo sulle attività: nel 2015 a lamentare il problema della censura erano solo il 41% di loro. In generale, il 70% delle imprese europee ritiene che le condizioni del mercato interno non siano cambiate in meglio rispetto a dieci anni fa.
Gli spetti negativi, tra i quali Wuttke elenca anche un crescente protezionismo sia negli investimenti che nel commercio e l'aumento dei bad loans nelle banche cinesi, sono solo parzialmente controbilanciati dai risultati della campagna anti-corruzione, "molto apprezzati" dalle imprese europee, e dalla decisione di affrontare il problema della sovraccapacità industriale. "Ci sono buone notizie su questo fronte - ha affermato Wuttke - ma temiamo che rimangano soltanto retorica". Le aziende Ue nutrono "forti speranze nel tredicesimo piano quinquennale, soprattutto nel campo della protezione ambientale", ma non ritengono, in linea generale, realizzabile l'obiettivo di mantenere una crescita media del 6,5% all'anno, da oggi allo scadere del piano, nel 2020.
Le restrizioni al mercato interno sono state trattate anche durante il Dialogo Economico e Strategico tra Cina e Stati Uniti, a Pechino. Il segretario al tesoro Usa, Jacob Lew, ha sottolineato un "sempre più complicato ambiente sotto il profilo della regolamentazione" e gli "effetti distorsivi e dannosi" sui mercati della capacità industriale in eccesso della Cina. Alle critiche statunitensi ha risposto il ministro delle Finanze cinese, Lou Jiwei, che ha sottolineato l'impegno del governo nel contrasto al fenomeno, ma ha ribadito anche il contributo dato dalla Cina alla crescita globale tra il 2009 e il 2011 con gli investimenti in infrastrutture che hanno portato a un eccesso di capacità industriale. "All'epoca, il mondo interno era grato alla Cina per aver sostenuto la crescita globale- ha spiegato Lou - Ora si punta il dito sui problemi di sovraccapacità della Cina".
07 GIUGNO 2016
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