Tensioni da Pechino costretta a importare
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Tensioni da Pechino costretta a importare

Tensioni da Pechino costretta a importare

Cina. Il clima secco ha compromesso i raccolti
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I prezzi del grano sono in bilico tra Pechino e il mondo, pronti a schizzare ancora più in alto, appena la Cina deciderà di colmare sui mercati internazionali il gap tra fabbisogno e produzione.
La domanda interna cresce: l'operaio cinese passa dalla ciotola di riso al BigMac e dalla bicicletta all'automobile. I raccolti sono compromessi dalla siccità che ha colpito le campagne, la più grave degli ultimi 60 anni. La Cina è il maggiore consumatore e il primo produttore di grano al mondo, da almeno mezzo secolo è autosufficiente dal punto di vista alimentare ma presto potrebbe utilizzare anche per le commodities parte dei 2.700 miliardi di dollari di riserve monetarie. Come ha scritto Paul Krugman su questo giornale: «Se anche la Cina dovrà mettersi a importare grano, sarà davvero una pessima notizia».
All'inizio del mese gli esperti della Fao, l'agenzia alimentare delle Nazioni Unite, sono stati chiari: «La mancanza di piogge potrebbe avere conseguenze disastrose sui prezzi mondiali di grano e granturco». Al G-20 finanziario di Parigi, la settimana scorsa, gli appelli di Nicolas Sarkozy sulla necessità di intervenire sulla volatilità dei prezzi delle materie prime alimentari non hanno ottenuto risposta. Mentre il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, ha ricordato che l'aumento delle quotazioni agricole «costringerà alla fame un miliardo di persone nel mondo», anche cinesi.
L'inflazione si fa sentire: a gennaio in Cina i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti del 7,2% su base annua. Il premier Wen Jiabao in visita nel Shandong, una delle regioni colpite dalla siccità, ha annunciato un «intervento straordinario» per quasi due miliardi di dollari per sostenere il raccolto nel paese. Ma secondo gli esperti, se la situazione meteorologica non migliorerà, la Cina quest'anno potrà produrre al massimo 100 milioni di tonnellate di grano, mentre ne ha prodotte 115 milioni nel 2010: ha scorte per 55 milioni di tonnellate ma potrebbe decidere di lasciarle in magazzino e buttarsi sui mercati internazionali. Importando 3-5 milioni di tonnellate. Una pessima notizia per il mondo.
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24/02/2011
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