TENCENT E QIHOO 360:"CHIEDIAMO SCUSA"
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TENCENT E QIHOO 360:"CHIEDIAMO SCUSA"

TENCENT E QIHOO 360:
"CHIEDIAMO SCUSA"

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TENCENT E QIHOO 360:"CHIEDIAMO SCUSA"
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Pechino, 22 nov. – La guerra informatica tra le due compagnie cinesi Tencent e Qihoo 360 volge al termine: il Ministero dell'Industria e dell'Informatica cinese scende in campo nel ruolo di arbitro e ammonisce le due società obbligandole a scusarsi pubblicamente per aver "provocato malessere agli utenti e causato ripercussioni negative sulla società".
Le cose avevano iniziato a mettersi davvero male quando lo scorso 3 novembre, al culmine della disputa tra le due compagnie, Tencent, società madre del maggiore software di messaggistica  istantanea QQ con un bacino di oltre 600 milioni di utenti, aveva invitato gli utenti a scaricare il proprio software antivirus e sospeso unilateralmente le applicazioni di QQ sui computer che avevano installato quello della rivale. Precedentemente, il 27 settembre, la Qihoo 360, compagnia promotrice del software antivirus leader nel mercato cinese - il 360 Safeguard -, con un numero di utenti superiore ai 300 milioni, aveva accusato QQ del furto dei dati sensibili dei suoi clienti e in soli due giorni aveva sviluppato e messo sul mercato un programma (Koukou Guard) che vantava di poter offrire più sicurezza agli internauti. Tencent era passata al contrattacco replicando duramente che Koukou Guard causava il malfunzionamento di QQ.
Nel pandemonio virtuale la voce del governo cinese non ha tardato a farsi sentire. Le due compagnie sono state infatti obbligate (con tanto di ultimatum) a fare autocritica per il loro comportamento lesivo degli interessi dei netizens attraverso la pubblicazione di pubbliche scuse sui loro siti web in cui si impegnano di mettere la parola fine alla baruffa cibernetica. Il governo cinese ha intimato alle due società di procedere unicamente attraverso le vie legali per la risoluzione della controversia. Le autorità hanno inoltre anticipato che saranno svolte delle indagini per appurare se le due compagnie abbiano infranto la legge nel corso della disputa. In una nota il Ministero ha inoltre sottolineato che "le aziende devono trarre esempio da questa vicenda, rafforzando l'etica professionale ed evitando il ripetersi di simili episodi".
di Melania Quattrociocchi
© Riproduzione riservata
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