Le multinazionali credono ancora nella Cina. Uno studio realizzato dalla Camera di Commercio Americana a Shanghai in collaborazione con la Booz&Company, ha dimostrato che la maggior parte delle multinazionali operanti in territorio cinese hanno confermato gli investimenti in Cina e hanno dichiarato che il Paese continua a rappresentare per loro un mercato indispensabile, un centro vitale per la produzione futura, a dispetto delle difficoltà derivate dalla crisi finanziaria. La ricerca, effettuata durante le prime fasi della crisi su un campione di 108 compagnie manifatturiere - di cui l'82% sono società a capitale interamente straniero, l'11% sono joint venture tra multinazionali e partner cinesi e il 7% classificate come "altre" - ha dimostrato come un numero sempre maggiore di compagnie stia pianificando l'aumento del proprio volume di affari in territorio cinese e di come sia in diminuzione il numero delle aziende che invece intende trasferire la propria attività in Paesi con produzione a basso costo. L'innalzamento dei prezzi di produzione, il calo della domanda interna e il declino della domanda di prodotti cinesi all'estero hanno costretto le multinazionali che operano in Cina a prendere provvedimenti nel tentativo di ridurre al minimo le perdite nell'anno 2009, senza spostare la produzione in Paesi dove oggi sarebbe più vantaggioso investire. Dall'analisi è emerso che le aziende che hanno adottato i sistemi "best practice" e "duality strategy" sono in forte crescita. La Cina è risultata essere un valido mercato e un'ottima piattaforma per rilanciare i consumi e l'esportazione e, ancora oggi, rappresenta un centro nevralgico per le operazioni commerciali in tutta l'Asia. L'adozione da parte del governo cinese di politiche atte a sviluppare le infrastrutture e a migliorare la qualità dei prodotti ha incontrato le richieste di modernizzazione dell'industria manifatturiera da parte delle multinazionali, preoccupate di restare travolte dalla competizione dei Paesi che, come India e Vietnam, offrono una produzione a basso costo. Brenda Foster, Presidente della Camera di Commercio Americana a Shanghai, ha dichiarato che "l'attenzione della Cina alle necessità globali della produzione e del commercio ha apportato cambiamenti nel settore manifatturiero sia a livello tecnologico che a livello di opportunità di mercato, all'estero come all'interno del Paese". Lo studio, realizzato attraverso ricerche on-line e inchieste approfondite circa la percezione che le multinazionali hanno della Cina come mercato per la vendita e come centro di produzione per la distribuzione nazionale e per l'esportazione, ha dimostrato che il 39% delle compagnie ha adottato il sistema "best practice", applicando tecniche di produzione sofisticate e integrando le operazioni in Cina con le più ampie richieste globali. Le compagnie che hanno adottato questo sistema, purtroppo ancora non numerose, saranno le uniche a beneficiare delle opportunità che solo un'area in crescita come la Cina può offrire nello scenario della ripresa economica. L'indagine ha infatti provato che le multinazionali che hanno adottato nuove tecnologie sono già state ricompensate con guadagni maggiori del 4% rispetto a quelle che non hanno sperimentato il sistema. Importante ai fini della ripresa economica inoltre è considerare il mercato cinese non solo per la sua offerta di manodopera a basso costo e quindi di prodotti economici da immettere sul mercato occidentale, ma di rivalutare anche l'importanza della domanda interna cinese. Il 57% delle aziende ha infatti scelto la "strategia della dualità" rivolgendosi alla domanda esterna così come a quella locale, pur ribadendo la necessità di continuare a lavorare per il miglioramento della qualità dei prodotti cinesi nel rispetto degli standard mondiali. Le aziende intervistate hanno sottolineato l'importanza di proteggere il diritto di proprietà intellettuale, di migliorare la formazione e la produttività della manodopera, di accogliere gli investimenti stranieri e di stimolare la domanda interna. Lo studio si è occupato inoltre dei costi di produzione, in evidente aumento nell'ultimo anno - in conseguenza dell'adozione del sistema "best practice" – relativo sia al sistema di retribuzione verso i manager e gli impiegati che ai prezzi delle materie prime. Ma le compagnie che hanno adottato i sistemi sopra citati e che stanno investendo grandi capitali nelle operazioni in Cina prevedono di accrescere la loro produttività e addirittura di aprire nuove strutture manifatturiere, nonché di investire in nuove tecnologie. Circa il 50% delle aziende insomma ha una visione positiva del futuro, auspica una crescita economica e con conseguenze significative. Stimolare la crescita della domanda interna, riducendo la dipendenza dall'esportazione e avvantaggiandosi delle possibilità della classe media in continua crescita in Cina, adottare nuove tecnologie, sviluppare nuovi modelli di amministrazione in grado di rispondere alle esigenze del nuovo mercato sono le uniche possibilità di superare la crisi. Tutto questo deve però avvenire in concomitanza con lo sforzo del governo cinese di semplificare le strutture burocratiche e sviluppare le infrastrutture che permetteranno all'industria manifatturiera di diventare un settore di livello internazionale. Solo a queste condizioni la Cina riuscirà a realizzare una crescita stabile della classe media e a migliorare il tenore di vita dei cittadini.