Roma, 24 mar.- Addio occhi rossi, vestiti 'affumicati' e difficoltà respiratorie: dal 1 maggio ai cinesi non sarà più permesso fumare in luoghi pubblici. Una lunga marcia contro le sigarette che il Dragone combatte da tempo, sebbene finora senza troppa convinzione. Sigaretta bandita dunque nei parchi, alberghi, teatri, musei e negozi. Ovunque tranne che sul posto di lavoro, dove in genere si trascorre la maggior parte del tempo. Secondo le nuove disposizioni, uno staff di operatori sarà presente nei luoghi più frequentati dai cinesi con il compito di illustrare i danni provocati dal fumo, mentre altre squadre saranno 'assoldate' per scoraggiare il consumo delle 'bionde'. E per evitare di indurre in tentazione i tabagisti, il governo ha ordinato di togliere dalla circolazione qualsiasi distributore di sigarette. Il divieto, pubblicato sul sito web del ministero della Sanità, arriva con ben due mesi di ritardo: lo stop al fumo avrebbe dovuto essere già attivo dal 9 gennaio, termine ultimo per la Cina per onorare la Convenzione per il controllo del tabacco stipulata con l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005. Una mancanza dovuta, secondo quanto riportato a gennaio dall'agenzia di stampa Xinhua, all'assenza di una legislazione a livello statale e a un'amministrazione ancora poco efficiente.
Che la lotta al fumo sia ormai diventato uno degli obiettivi principali del governo di Pechino lo testimonia il fatto che sia stata inserita nel dodicesimo piano quinquennale (2011-2012) illustrato dall'esecutivo all'inizio del mese all''Assemblea Nazionale Popolare, l'appuntamento più importante del calendario politico cinese. Secondo quanto previsto dal piano, da qui a cinque anni la sigaretta sarà bandita anche sui mezzi di trasporto. A indurre il Dragone a spingere il piede sul freno non sono state tanto le motivazioni salutiste quanto quelle economiche legate alla spesa sanitaria. La Cina - primo produttore al mondo di sigarette - si piazza infatti anche in cima alla classifica mondiale dei consumatori con oltre 300 milioni di fumatori. Secondo l'OMS, attualmente nell'Impero di Mezzo i decessi dovuti al consumo di tabacco si aggirano attorno all'1,2 milioni, circa il 20% della stima mondiale. Inoltre, le previsioni del "Tobacco control and China's future", documento stilato da 60 esperti del controllo del tabagismo sia cinesi che stranieri, prevedono che, se la tendenza non verrà invertita, entro il 2030 circa 3,5 milioni di persone moriranno ogni anno per malattie legate al fumo. E l'enorme spesa sanitaria – si legge ancora nel rapporto - non riguarda solo i fumatori attivi, ma anche quelli passivi.
Nonostante la Cina appaia sempre più decisa a disintossicare il suo popolo, molti esperti giudicano insufficienti le nuove misure. "Il problema è che il divieto che entrerà in vigore dal 1 maggio non prevede pene per coloro che violano le regole" spiega Yang Gonghua, vice direttore del Chinese Centre for Desease Control and Prevention. "Non è possibile imporre un divieto simile in un Paese così grande contando solo sul rafforzamento delle linee guida ministeriali. Bisogna adottare una legge nazionale e strutturarla in modo adeguato". Un'opinione condivisa anche da Jiang Huan, vice direttore dell'Ufficio nazionale cinese per il controllo del tabacco, secondo cui nessuno smetterà di fumare senza una specifica punizione. Lo conferma lo stop al fumo che Pechino ha cercato di introdurre in vista delle Olimpiadi del 2008. Un tentativo fallito miseramente. Stesso scenario anche a Shanghai - che ha bandito l'ingresso nei locali pubblici alle 'bionde' in vista dell'Expo - dove a scoraggiare il vizio più comune del mondo non sono bastate nemmeno le multe. I cittadini hanno infatti continuato fumare nei ristoranti, hotel, sale congressi incuranti dei cartelli "no Smoking" disseminati ovunque. A nulla sono valse le sanzioni introdotte nei primi tre mesi del divieto shanghaiese: in un anno sono state multate solo 5 persone e 12 locali in una città che conta oltre 20 milioni di abitanti. "Ci vorrà molto tempo per sradicare questo costume, forse impiegheremo oltre 50 anni" ha ammesso Sun Shiyun, legislatore di Shanghai.
L'amore dei cinesi per il fumo affonda le radici nella storia del Paese. Guerre dell'Oppio, Mao Zedong e Deng Xiaoping, impero e repubblica popolare, sembrano avere un unico elemento in comune: il vizio del fumo. Il tabagismo è tuttora fortemente radicato nella società, dove il rito della sigaretta accompagna i cinesi in alcune delle occasioni più importanti della loro vita. Dagli incontri di lavoro ai matrimoni è buon costume offrire ai propri interlocutori o agli sposi un pacchetto di sigarette, meglio ancora se di buona marca (questo articolo).
di Sonia Montrella
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