La Cina e' ufficialmente la seconda economia del mondo, superata solo dagli Stati Uniti, seguita dal Giappone che perde il secondo gradino del podio dopo oltre 30 anni. Il sorpasso di Pechino e' avvenuto nel secondo trimestre (aprile-giugno) dell'anno. Lo dicono i dati diffusi oggi da Tokyo secondo cui il pil nipponico semestrale e' stato pari a 2.578 miliardi di dollari, contro i 2.532 miliardi di Pechino. Ma nel secondo trimestre, il pil cinese ha toccato quota 1.336 miliardi, contro i 1.288 miliardi del Giappone. In dieci anni la Cina e' passata dal settimo posto al secondo: nel 2007 ha superato la Germania al terzo posto e ora il Giappone. Tokyo invece dopo decenni di sviluppo e' entrata in una fase di stagnazione. Il pil del Giappone e' cresciuto su base annuale dello 0,4% nel secondo trimestre, in calo rispetto al 4,4% dei tre mesi precedenti e molto sotto le attese degli analisti che prevedevano un +2,3%. Su base congiunturale la crescita e' stata dello 0,1%, in calo rispetto all'1,1% del trimestre precedente. "Si tratta di una sorpresa negativa - ha detto Yoshiki Shinke, capo economista dell'Istituto di Ricerca Dai-Ichi Life. Il dato rappresenta una sfida per il governo del primo ministro Naoto Kan che dovra' misurarsi con una fragile economia e con un'agenda focalizzata sul taglio del debito pubblico (vicino al 200% del pil) della piu' grande economia industriale del mondo. Quella per la Cina e' la rotta piu' frequentata anche dagli imprenditori italiani, le esportazioni verso il Giappone crescono di poco. "Nel primo semestre dell'anno - spiega Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo Economico - le esportazioni in Cina sono cresciute del 23 per cento, quelle in Giappone, che sta uscendo da una lunga crisi economica, di appena il 2,2 per cento. Ma quello che piu' conta sono le nostre quote di mercato: in Cina siamo passati dal 1.7 al 2.3 con un crescita di oltre il 30%, mentre in Giappone siamo pressoche' stabili all'1.3". "Quello che e' certo - ha concluso Urso - e' che in questo biennio siamo riusciti a trasformare la Cina da minaccia ad una grande opportunita', prova ne e' anche la recente missione di Sistema che ha coinvolto oltre 230 aziende italiane. Sara' sempre piu' Pechino a dettare l'agenda della crescita mondiale e, le nostre aziende, con il supporto del governo, hanno intercettato, senza paura, questa domanda globale. Quello per cui stiamo sempre allerta - ha concluso il Vice Ministro - e per il quale non abbasseremo la guardia e' il tema della concorrenza sleale, a partire dalla contraffazione, ma anche su questo aspetto le autorita' cinesi hanno compreso che esiste un diritto di proprieta' intellettuale che e' inalienabile e che e' meglio il vero made in Italy piuttosto che la sua copia. Non a caso abbiamo firmato un memorandum d'intesa con il governo cinese in difesa dei prodotti italiani".
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