Roma, 09 nov. – Pechino dà il via libera al rapporto delle Nazioni Unite sulla Corea del nord. Dopo aver ostacolato per mesi il report che denuncerebbe il rifornimento di tecnologie nucleari alla Siria, all'Iran e alla Birmania a opera della Corea del nord, la Cina fa un passo indietro e il documento fa rotta verso il Consiglio di Sicurezza. Nelle 75 pagine del rapporto si legge che la "Commissione di esperti sulla conformità di Pyonyang rispetto alle sanzioni statunitensi" nutre forti preoccupazioni riguardo il "frequente coinvolgimento della Corea del Nord in attività nucleari e di missilistica in Siria, Birmania e Iran". L'ultimo rapporto redatto dalla Commissione è stato recapitato al Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza nordcoreano lo scorso maggio. Di solito i rapporti vengono immediatamente revisionati e sottoposti al Consiglio per un eventuale provvedimento. Ma non è stato questo il caso del report incriminato che, al contrario, ha incontrato l'opposizione cinese ed è rimasto fermo per più di sei mesi. La settimana scorsa, Pechino aveva scelto il silenzio quando la commissione per la Sicurezza aveva sollecitato i 15 stati membri del Consiglio di Sicurezza a sollevare eventuali obiezioni sul rapporto. Un silenzio, quello del Dragone, che ha riavviato il processo.
Il tentativo da parte della Cina di ostacolare l'iter – spiegano alcuni diplomatici delle Nazioni Unite – è emblematico del fatto che rispetto alle questioni diplomatiche internazionali Pechino sta adottando un approccio sempre più disinvolto". Nonostante il Dragone sia contrario a un sanzionamento per Pyongyang cambio di rotta ha destato i sospetti del mondo diplomatico. "La Cina ha deciso all'improvviso di autorizzare il documento – ha dichiarato un diplomatico che ha chiesto di restare anonimo -. E' possibile che adesso Pechino abbia altre priorità". E sempre dal mondo diplomatico arrivano primi sospetti che vedono la Cina indirizzare le proprie attenzioni verso un altro rapporto, quello dell'embargo di armi nel conflitto del Darfur, in cui questa volta sarebbe direttamente coinvolta. Nel documento si legge che "sebbene il fatto non suggerisca necessariamente un coinvolgimento da parte del governo, proiettili made-in-China sono stati ritrovate sul luogo in è avvenuto l'attacco contro l'Un-Africa peacekeeper in Darfur. Il rapporto avrebbe provocato l'ira di Pechino che per settimane avrebbe impedito al Comitato per le sanzioni del Sudan di consegnare il documento al Consiglio di sicurezza.
Sonia Montrella
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