Se i cereali rincarano Bernanke non c'entra
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Se i cereali rincarano Bernanke non c'entra

Se i cereali rincarano Bernanke non c'entra

Krugman&Co. - TUTTA L'ECONOMIA SUL WEB
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I tumulti politici in corso nel mondo arabo (e non solo) sarebbero conseguenza delle iniziative dell'ineffabile Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve.
È una tesi ridicola, lo so, eppure continuo a ricevere lettere di lettori che insistono che la responsabilità è del capo della Fed. Perché le politiche di espansione quantitativa determinano incrementi dei prezzi dei prodotti alimentari, che conducono a rivolte, che... Ma fermiamoci qui, perché questa inverosimile sequenza fa già acqua da tutte le parti. Prendiamo in esame i prezzi dei prodotti alimentari e delle materie prime per capire che cosa sta succedendo veramente.
Recentemente ho usato dati del Fondo monetario internazionale per stilare una classifica delle materie prime basata sugli incrementi percentuali di prezzo nel 2010. In cima alla lista c'è il cotone (che è salito di quasi il 120%) e il ferro (aumentato di oltre l'80%). Che cosa c'è dietro questi rialzi? Principalmente, la Cina. La domanda in Cina, la domanda di beni prodotti in Cina e la sottovalutazione dello yuan, mantenuta con mezzi artificiosi, stanno spingendo i mercati globali.
Ma come io e altri commentatori abbiamo già messo in evidenza, in questo momento l'economia mondiale viaggia a due velocità: le economie avanzate sono ancora depresse, ma le economie emergenti stanno assistendo a un boom inflazionistico, e l'aumento dei prezzi delle materie prime riflette questo boom.
I dati suggeriscono inoltre che è in corso un processo di accaparramento. Ad esempio, ci sono notizie che indicano che gli agricoltori cinesi stanno facendo incetta di cotone, e nei magazzini dei porti si stanno accumulando quantità record di materiali ferrosi. Durante l'ultima impennata dei prezzi delle materie prime, meno di tre anni fa, molte persone pensavano che la colpa fosse degli speculatori. Ma questa volta nulla induce a ritenere che il mercato dei futures o gli speculatori giochino un qualche ruolo in quello che sta succedendo in Cina.
La decisione di fare incetta di cotone è una decisione presa dai singoli agricoltori cinesi e dalle fabbriche: un accaparramento speculativo vecchio stile, che non passa per Wall Street. Almeno per certe materie prime siamo di fronte a un autentico boom della domanda, con le relative conseguenze.
E riguardo all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari? Qui non c'è nessun dato, a quanto mi risulta, che faccia pensare a un accaparramento. Anche in questo senso sembra trattarsi semplicemente di una questione di domanda e offerta. La domanda è forte forse anche, in parte, per questo boom dei mercati emergenti.
Ma se si guardano i rapporti della Fao, diventa evidente che la ragione fondamentale dell'incremento dei prezzi dei cereali, per fare un esempio, è che la produzione nei paesi avanzati segna il passo, a causa principalmente di un tempo disastroso. (Perciò è probabile che stiano giocando un ruolo anche i cambiamenti climatici).
Quanto al ruolo di Bernanke in questa complicata storia, diciamo che alcuni mercati emergenti insistono a mantenere sottovalutata la loro moneta, e prendono delle misure a tale scopo. Non credo che sia ragionevole pretendere dalla Federal Reserve che smetta di combattere la disoccupazione negli Stati Uniti per impedire che la manipolazione del tasso di cambio del governo di Pechino non determini incette di cotone da parte dei contadini cinesi.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

12/02/2011
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