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Il futuro demografico appariva spaventoso a Thomas Malthus, che nel 1798, mentre la popolazione cresceva più velocemente delle scorte alimentari, profetizzò guerre e carestie. Ma poi sono fioriti i commerci internazionali, e le sue matematiche certezze sono diventate irrilevanti.
Due miliardi di esseri umani più tardi, il futuro pareva spaventoso anche a Paul Ehrlich, che ridipinse un panorama malthusiano nel 1968, con il suo The Population Bomb. Ma invece è poi scoppiata la Rivoluzione Verde – semi migliori, fertilizzanti e pesticidi che hanno moltiplicato la produzione agricola – rendendo le sue statistiche irrilevanti.
Ovviamente, le profezie smentite del passato non offrono certezze per il futuro. Anzi, le proiezioni delle Nazioni Unite, che parlano di un picco della popolazione intorno a metà secolo, verso quota 9,2 miliardi, consentono di calcolare che un moderno Malthus potrebbe predire un futuro di guerre e carestie: il cibo prodotto oggi non basterebbe, se a tavola ci fossero 2 miliardi di convitati in più.
Stamani a Parigi, viene presentato il nuovo rapporto Agrimonde sul futuro dell'alimentazione in un mondo sempre più popolato. E il rapporto, curato da Inra e Ciram, due istituti di ricerca francesi, dice che nel 2050 riusciremo a sfamare il mondo. Ma ad alcune condizioni. Che richiedono tutte (a parte l'ovvio contributo della scienza e della tecnologia) un alto livello di cooperazione internazionale attualmente assente dalla scena, come dimostrano i negoziati sul clima e il commercio.
Il bambino numero 9 miliardi dovrebbe arrivare nel 2045. Ma il fatto importante è che, dicono i demografi, il bambino numero 10 miliardi potrebbe non nascere mai. Dopo quota 9,2 miliardi, la popolazione planetaria dovrebbe restare stabile, o cominciare a scendere. Dopo anni di politiche draconiane come quella cinese di un figlio a famiglia, e dopo anni di campagne per l'uso dei contraccettivi, ormai è chiaro che il miglior anticoncezionale al mondo è il reddito procapite.
La chiamano transizione demografica. È il passaggio di una società dalla fase preindustriale (alto tasso di nascite ma anche di mortalità) alla fase di crescita (con cibo e sanità migliori crolla la mortalità). La terza fase subentra quando il reddito cresce ancora e l'emancipazione femminile fa scendere le nascite. La quarta è quella di deflazione: nascite ancor più basse e lunga aspettativa di vita. «Le giovani coppie di Pechino o di Shanghai che vogliono vivere bene – diceva tempo fa Hania Zlotnik, direttrice della Divisione popolazione dell'Onu, in un'intervista al Sole 24 Ore – stanno abbassando la fertilità media della Cina, meglio e più rapidamente del Partito comunista».
Nella quarta fase c'è l'Italia. Nella terza il Brasile e l'India. Nella seconda l'Uganda e l'Angola. Ma nella prima non c'è più nessuno.
Certo, la sovrappopolazione non è un problema di spazio, ma di distribuzione delle risorse. Anche se la globalizzazione sta già rimescolando le carte, non basta. L'ennesimo rischio malthusiano sarà evitato. Ma sarà più difficile, senza una vera governance mondiale.
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LA POPOLAZIONE MONDIALE
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SETTE MILIARDI
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Gli abitanti della Terra sono 6,9 miliardi Entro la fine dell'anno arriverano a sette miliardi
IL PICCO NEL 2045
La popolazione mondiale dovrebbe arrivare al massimo: quota 9,2 miliardi. Poi la diminuzione
CINA IN DEFLAZIONE
Le fasi della natalità sono quattro: l'ultima è quella della deflazione nella quale è già entrata la Cina
FRENATA IN INDIA
Anche Brasile e India sono già entrati nella fase del rallentamento della crescita
12/01/2011
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