Pechino, 27 nov. - Nell'ottobre scorso la Corte Suprema cinese e il Procuratorato Supremo hanno pubblicato una circolare per specificare alcune delle norme contenute nel codice penale. Tra i reati che la circolare contribuisce a rendere più definiti c'è quello di corruzione, con l'introduzione della cosiddetta "corruzione per influenza". Si tratta, in realtà, solo dell'ultimo intervento della Corte Suprema in materia: a che punto è la normativa anti-corruzione in Cina? Cosa possono fare i manager stranieri per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli? AgiChina24 lo ha chiesto all'avvocato Sara Marchetta, senior associate dello studio legale Chiomenti a Pechino. "Il sistema cinese in materia di anticorruzione è costituito grosso modo da due pilastri- spiega l'avvocato- quello amministrativo, che riguarda appunto sanzioni amministrative comminate in casi come ad esempio la concorrenza sleale o la legge sugli appalti; e quello penale, contenuto appunto nel codice penale". "La Corte Suprema, che già da un po' di tempo si è arrogata il diritto di fare dell'interpretazione autentica anche a seguito di precisi indirizzi politici come la campagna contro la corruzione, con una precedente circolare del 2008 aveva chiarificato che anche gli atti che vengono svolti all'interno di attività commerciali sono assimilabili ai reati di concussione e corruzione previsti all'interno del codice penale. In altri termini: quando parliamo di 'commercial bribe' stiamo parlando proprio del reato del codice penale. La circolare conteneva poi una serie di altri chiarimenti sui termini, ad esempio la distinzione tra corruzione e regalo. Su questo aspetto non viene definito un ammonto preciso, un limite pecuniario tra quanto costituisce un regalo e quanto configuri un reato, ma una definizione dei rapporti personali in relazione sia al caso specifico che ai casi pregressi. Si valuta poi se il valore del cosiddetto regalo risulti spropositato, e se a seguito di esso ci sia stato qualcuno che ha ottenuto un beneficio. Due circolari precedenti, del 2003 e del 2007, definivano meglio la figura di funzionario statale, una categoria più complessa da definire rispetto all'Italia a causa dell'abbondanza di aziende di Stato". Secondo le nuove circolari, infatti, tra i funzionari statali, adesso ci sono anche i rappresentanti e i manager delle aziende di Stato, intese come compagnie in cui la mano pubblica possiede una partecipazione anche minima. Ma cos'è questa 'corruzione da influenza'? "Il diritto penale cinese non è ancora molto raffinato- spiega Sara Marchetta- e anche quando si discute di termini molto specifici c'è sempre un minimo di aleatorietà, che permette di allargare o restringere la fattispecie, andando a colpire certi gruppi o altri. In realtà diciamo che, al di là dello scambio di un bene che ha un valore economico, la corruzione da influenza è anche la semplice pressione che viene effettuata in determinate situazioni; pensiamo a una gara d'appalto. È qualcosa non dico di ambientale, ma forse di tipicamente cinese, che richiama un pochino il concetto di clan, dell'essere all'interno di un determinato gruppo che si influenza a vicenda e poi utilizza la sua forza per andare a incidere in situazioni esterne". In generale, quali sono i rischi che corrono i manager stranieri? "Esattamente quelli che corre un cittadino cinese: la responsabilità penale è personale e il diritto cinese è applicabile quando il reato è commesso in Cina o quando le conseguenze del reato siano riscontrabili in Cina. Le multinazionali, sull'onda di alcuni casi recenti, stanno rivolgendo un po' più di attenzione alla Cina perché è un paese che ambientalmente ha sempre avuto questo tipo di problema, altamente diffuso. Ma se le multinazionali hanno spesso una policy, le imprese medie e piccole ne sono prive, e, anche se può sembrare una banalità, devono dotarsene. Bisogna costruire la policy e poi fare il training, partendo da zero, dalle ragioni per cui è necessario adottare certi comportamenti. In molti casi l'anello debole è il cosiddetto middlemen; una sorta di broker, che prende commissioni in base al tipo di progetto e in base al lavoro che fa. Può essere una figura utilizzata, ma non inquadrata all'interno dell'organigramma della società o del progetto specifico. A volte viene la tentazione di pagare Tizio 'perché in Cina si fa così', e lasciare che si occupi dell'intermediazione. Ma attenzione; perché se si paga qualcuno che non è dotato di specifiche competenze tecniche legate al progetto, la cui unica funzione è di conoscere qualcuno all'interno della commissione che assegnerà un appalto, ci si può mettere in una situazione potenzialmente molto pericolosa".
Antonio Talia