Rischio credito per la Cina
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Rischio credito per la Cina

Rischio credito per la Cina

Mercati e risparmio - SISTEMA FINANZIARIO IN CRISI
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Milioni di metri cubi di cemento desolatamente vuoti. Piccole e medie imprese con l'acqua alla gola. Crediti privati a rischio esplosione. Enti locali che nuotano in profondo rosso. Dopo anni di relativa tranquillità, durante i quali hanno prestato soldi senza curarsi più di tanto della solidità dei loro creditori, le banche cinesi cominciano ad avere motivi per preoccuparsi. Sulla carta, gli istituti di credito sembrano corazzate. Dopo essere state ripulite da montagne di sofferenze e ricapitalizzate a più riprese dal Governo a partire dai primi anni Duemila, oggi le quattro banche di Stato - Agricultural Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China, China Construction Bank e Bank of China - hanno bilanci e ratio patrimoniali da fare invidia alle concorrenti americane, giapponesi ed europee. «Le grandi banche cinesi vantano il più basso rapporto tra impieghi e depositi e il più alto rapporto di copertura dei crediti a rischio del mondo», spiega un banchiere occidentale di Shanghai.
Due esempi. Uno macro: a oggi, il sistema bancario cinese ha accantonato 1.200 miliardi di yuan (140 miliardi di euro) a fronte di sofferenze iscritte nei bilanci per circa 570 miliardi di yuan (66 miliardi di euro). Il che significa una copertura del 220% dei crediti inesigibili: niente male se si considera che nel 2008 il bad loan coverage ratio era solo dell'80% e che alla fine dell'anno scorso ammontava al 150 per cento. E uno micro: alla fine del 2010, China Construction Bank aveva un rapporto tra impieghi e depositi del 61%, grosso modo la metà di diversi colossi del credito mondiale. E le altre grandi banche nazionali sono più o meno nella stessa situazione, poiché la China Banking Regulatory Commission impone loro un ratio massimo del 75 per cento.
Se a ciò si aggiunge che nel 2010 le sofferenze medie del sistema bancario erano solo l'1,12% del totale degli impieghi (50.900 miliardi di yuan, pari a 5.900 miliardi di euro), in calo rispetto al'1,77% dell'anno precedente, si giunge alla conclusione che gli istituti di credito cinesi scoppiano di salute. Ma ci sono altri numeri, che rendono il quadro più complesso e incerto. Durante l'estate, la Cina ha scoperto di avere un problema che aveva completamente sottovalutato: il debito. Un debito, pubblico e privato, dai contorni confusi, che anche il Governo non riesce bene a quantificare.
La prima bomba è scoppiata un paio di mesi fa, quando Pechino ha deciso di mettere il naso nei conti degli enti locali. Al termine di una lunga ricognizione, gli auditor governativi hanno scoperto che le amministrazioni locali hanno accumulato debiti per 10.700 miliardi di yuan (1.240 miliardi di euro). Una cifra pari a quattro volte il debito greco, al 27% del Pil cinese, al 22% dei prestiti bancari nazionali, e al 180% del patrimonio netto di tutte le istituzioni finanziarie del Paese.
La seconda è deflagrata qualche settimana dopo, quando la stampa cinese ha iniziato a parlare con preoccupazione di un altro nodo finora sconosciuto (o meglio, occultato) all'opinione pubblica: il credito privato. Circa 4mila miliardi di yuan (465 miliardi di euro) di finanziamenti erogati parallelamente al sistema bancario da centinaia di migliaia di "operatori" - aziende, consorzi, famiglie, individui - che prestano denaro illegalmente alle piccole e medie imprese.
La terza bomba è la bolla immobiliare. Oggi in tutta la Cina ci sono un numero incalcolabile di agglomerati residenziali, centri commerciali, parchi industriali, se non addirittura intere cittadine, costruiti con una leva debitoria elevatissima, che non riescono a trovare un acquirente. Alla fine, il cerino resterà in mano alle banche che hanno prestato i soldi per sviluppi immobiliari e opere infrastrutturali senza alcun senso economico. «Se guardiamo i numeri, oggi le banche cinesi hanno le spalle abbastanza larghe per sopportare l'emersione di nuove sofferenze» osserva un banchiere straniero. Verissimo. Ma la questione cruciale è: quali numeri? Nessuno, infatti, oggi a Pechino è in grado di tracciare con un buon grado di approssimazione il perimetro del debito complessivo accumulato nel Paese negli ultimi anni, grazie anche alle politiche monetarie e fiscali espansive del Governo. Un debito che rischia di trasformarsi in crediti inesigibili per il sistema bancario.
In mezzo a tanta incertezza, non è da escludere che Pechino, dopo essere intervenuta lunedì pomeriggio per sostenere le azioni delle quattro grandi banche di Stato in Borsa, in futuro si trovi ancora costretta a rimpinguare le casse delle Big Four.
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Ratio solidi
Il sistema bancario cinese ha un rapporto di copertura dei crediti esigibili esistenti pari al 220%, in salita dal 150% del 2010 e dall'80% del 2008 Le sofferenze medie sono l',12% del totale degli impieghi

Debito locale
Le amministrazioni locali hanno accumulato 10.700 miliardi di yuan di debiti (1.240 miliardi di euro), pari al 27% del Pil cinese. Se i debiti andassero in sofferenze, ne pagherebbero il conto le banche che li hanno finanziati

13/10/2011
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