Risale l'inflazione cinese: +4, 5%
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Risale l'inflazione cinese: +4, 5%

Risale l'inflazione cinese: +4, 5%

Pechino. Impennata degli alimentari
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
L'inflazione cinese rialza inaspettatamente la testa. A gennaio, l'indice dei prezzi al consumo del Dragone ha registrato un incremento su base annua del 4,5%, circa mezzo percentuale in più rispetto al mese precedente (4,1% a dicembre) e alle previsioni degli analisti.
Ancora una volta, a infiammare il paniere cinese è stato il rincaro dei generi alimentari. A gennaio, i prezzi del cibo sono lievitati del 10,5% anno su anno e del 4,2% rispetto a dicembre per effetto dell'aumento improvviso degli ingredienti base della cucina cinese: vegetali (+26% mese su mese), prodotti acquatici (+7%) e carne di maiale (+4%).
Ma, a differenza dell'autunno 2010 quando l'aumento delle derrate scatenò una terribile spirale inflazionistica, questa volta le ragioni dei rincari sono di mera natura stagionale. Il Capodanno Lunare, un periodo in cui tradizionalmente la domanda dei consumatori cinesi s'impenna (esattamente come da noi a Natale), è caduto nel bel mezzo del mese di gennaio. Un'ondata di gelo ha colpito diverse parti del Paese, rendendo più difficili gli approvvigionamenti di generi alimentari. Frattanto, a causa anche della lunga vacanza invernale, l'offerta dei trasporti è diminuita aumentando i costi delle spedizioni.
Questo mix di fattori, secondo gli economisti, ha amplificato il rialzo dei prezzi. Ma, passata la festa, la situazione dovrebbe essersi normalizzata. Lo dimostrano due elementi che hanno caratterizzato la dinamica dei prezzi a gennaio. L'inflazione dei beni non-food è rimasta pressoché invariata rispetto a dicembre (+1,8%). L'indice dei prezzi alla produzione, che è il miglior indicatore delle pressioni inflazionistiche nell'upstream industriale, è addirittura sceso di un punto percentuale allo 0,7% grazie anche alla debolezza della domanda per investimenti (soprattutto nel settore immobiliare), e al leggero calo delle materie prime.
E lo conferma un'evidenza recente: nella prima settimana di febbraio, come ha fatto notare il ministro del Commercio, i prezzi delle derrate alimentari hanno già iniziato a ripiegare dai picchi raggiunti durante il Capodanno Lunare.
«Svanito l'effetto discorsivo delle festività invernali, l'inflazione tornerà a scendere già da questo mese per attestarsi al 4% e per poi ripiegare ulteriormente sotto al 3% nella seconda parte dell'anno» osserva Tao Wang, economista di Ubs.
Il Governo cinese, che per tutto il 2010 è stato impegnato in una lotta senza quartiere all'inflazione, può quindi dormire sonni tranquilli. Il che significa che il rialzo improvviso dei prezzi registrato a gennaio non dovrebbe mutare la nuova rotta intrapresa alla fine dell'anno scorso dalla People's Bank of China con la riduzione di 50 punti base della riserva obbligatoria per le banche.
Tuttavia, la banca centrale cinese potrebbe essere meno aggressiva nell'allentamento del credito di quanto si pensasse fino a qualche settimana fa. «Le fuoriuscite di capitale dalla Cina si sono arrestate - spiega Jun MA di Deutsche Bank - e frattanto le operazioni di quantitative easing operate recentemente dalla Fed e dalla Bce indicano che le prospettive dell'economia globale sono meno negative del previsto. In questo quadro, l'esigenza della Pboc di tagliare la riserva obbligatoria potrebbe ridursi a 2-3 interventi nei primi nove mesi del 2012».
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10/02/2012
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