Roma, 19 apr. - Dai dati di marzo emerge qualche segnale di leggero raffreddamento per il rovente settore immobiliare cinese, indice che alcune delle misure messe in atto dal governo centrale per frenare l'impennata dei prezzi, sembrano funzionare. A renderlo noto è l'Ufficio nazionale di Statistica secondo cui, rispetto al mese precedente, in 12 delle 70 città principali si è registrato un calo dei prezzi delle nuove abitazioni. Se paragonato invece ai dati di gennaio, i centri urbani in cui si è verificato il calo dei prezzi passano da 12 a 8. E otto sono anche le città in cui, rispetto a febbraio, i prezzi sono rimasti stabili. Tra queste compare anche Pechino che nel secondo mese del 2011 aveva visto crescere ancora dello 0,4% il costo delle case. In 29 città invece il prezzo dei nuovi appartamenti è aumentato ancora, ma a un ritmo più moderato. E' questo il caso di Shanghai dove si è registrato un rincaro di appena lo 0,2%, in ribasso dello 0,9% rispetto ai dati relativi al periodo gennaio-febbraio.
Un trend simile era stato registrato lo scorso mese dal mercato immobiliare secondario, ossia delle abitazioni di costruzione non recente. E se a Pechino il costo di tale fascia era sceso dello 0,1%, a Canton si era attestato a -0,5%, mentre a Lanzhou – nella provincia del Gansu - il declino aveva raggiunto la cifra record di -5,8%. Andamento simile anche per il mese di marzo: in 10 città i prezzi delle abitazioni di seconda mano sono rimasti stabili, mentre sono aumentati di circa l'1% in sole tre citta', due in meno rispetto alle cinque dei grafici di febbraio.
"Se paragoniamo i dati attuali al +16% dello scorso anno e al +15% del 2009, ci accorgiamo di essere di fronte al più lento ritmo di crescita del mercato immobiliare degli ultimi tre anni" ha commentato Nicole Wong Yim, direttore regionale di ricerca del settore dell'immobiliare presso il CLSA Investment Brokerage. Secondo Wong, nonostante nel primo trimestre del 2011 il valore delle vendite degli immobili abbia raggiunto il +26% rispetto allo scorso anno, la ragione principale va rintracciata in un aumento del 14% del volume delle vendite, mentre i prezzi sono saliti solo del 10%.
Ma le politiche adottate fino ad ora da Pechino non sono ancora sufficienti, ha aggiunto l'analista, secondo cui il Dragone dovrebbe imporre un ulteriore aumento dei tassi d'interesse di 50 punti base nel corso del secondo trimestre. Il mercato cinese del mattone è da tempo a rischio surriscaldamento e il governo ha lanciato numerose misure per contenere i continui aumenti dei prezzi delle proprietà, proibendo in alcune città l'acquisto di più di un appartamento e, soprattutto, innalzando ben quattro volte i tassi d'interesse da ottobre ad oggi. In particolare, dall'inizio dell'anno la Banca centrale ha già innalzato i tassi d'interesse due volte: l'ultimo, avvenuto lo scorso 5 aprile, ha visto un rialzo di 25 punti base, che ha portato così i tassi sui depositi a quota 3.25% mentre quelli sui prestiti toccano quota 6.31% (questo articolo) .
Di pari passo con l'aumento dei tassi d'interesse prosegue la battaglia del governo all'inflazione galoppante, il cui indice dei prezzi al consumo è salito a marzo al 5,4% rispetto al 4,8% di febbraio (questo articolo) . Un dato che ha gettato in allarme Pechino che proprio lunedì ha annunciato il settimo incremento del coefficiente di riserva obbligatoria dall'ottobre scorso. Secondo quanto stabilito dalla Banca centrale cinese, l'aumento di 50 punti base sarà effettivo da giovedì 21. Secondo alcuni calcoli, la manovra servirà a sottrarre dal sistema 350 miliardi di yuan (circa 37.7 miliardi di euro) con i quali altrimenti le banche potrebbero erogare nuovi prestiti (questo articolo). Intanto il giro di vite sembra destinato a procedere: ad assicurarlo è lo stesso governatore della Banca Centrale Zhao Xiaochuan che ha dichiarato che "la stretta monetaria proseguirà per un po'".
Di Sonia Montrella
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