Pessimiste le previsioni del governo cinese sulla situazione delle campagne: in un documento promulgato dal Consiglio di Stato e dal Comitato centrale del Pcc si avverte infatti che questo potrebbe essere l'anno peggiore dall'inizio del millennio per lo sviluppo dell'economia rurale, rimasta indietro perché punto debole nella politica delle riforme che hanno invece privilegiato lo sviluppo dei centri urbani. L'alto tasso di disoccupazione nelle campagne è legato alla crisi globale, che ha lasciato senza lavoro almeno sei milioni di operai migranti impiegati nel settore dell'export, uno dei campi che ha maggiormente risentito della crisi. Il documento sottolinea l'impatto negativo dell'economia mondiale su quella cinese ed, essendo congiuntamente firmato dalle più alte istituzioni politiche del Paese, si prevede possa esercitare una certa influenza sui funzionari locali perché prendano provvedimenti in favore dello sviluppo delle campagne. Queste ultime sono abitate da circa 800 milioni di cinesi e sono rimaste notevolmente indietro rispetto ai centri urbani. Per alleviare il disagio delle aree rurali, il cui sviluppo nel 2009 è stato definito "di cruciale importanza" nel documento, il governo punta a lanciare piani di previdenza sociale, a rafforzare la tutela dei contadini nei diritti alla terra e al lavoro. Il documento esorta i governi centrale e locali ad adottare misure per creare occupazione ed aumentare gli introiti nelle campagne. Proprio la riduzione del gap esistente tra città e campagne è uno dei punti chiave del programma politico del presidente hu Jintao e del primo ministro Wen Jiabao.