Pechino, 20 mag.- L'aumento del tasso d'interesse in Cina non è così imminente: lo sostengono le note pubblicate in questi giorni dai centri analisi di alcuni gruppi bancari, che rivedono le previsioni diffuse nell'ultimo periodo. In un rapporto pubblicato questa settimana, Deustche Bank AG ha ridotto le sue stime a un singolo aumento pari a 27 punti base nell'intero arco dell'anno, ridimensionando così le analisi precedenti che ipotizzavano dai due ai tre aumenti nel corso del 2010. Dello stesso avviso sembra anche Morgan Stanley: la banca d'affari di New York sostiene che la Banca centrale di Pechino potrebbe muoversi nella seconda metà dell'anno, e non entro i primi sei mesi come aveva annunciato precedentemente. Le modifiche alle previsioni di entrambi gli istituti bancari arrivano nonostante la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme - il principale organo di pianificazione economica di Pechino - abbia annunciato proprio questa settimana che l'inflazione del mese di maggio potrebbe toccare il 3%, la soglia che secondo molti analisti avrebbe fatto scattare la mossa di People's Bank of China: a pesare sulle nuove indicazioni di Morgan Stanley e Deutsche Bank sono soprattutto la crisi del debito sovrano in Europa, che potrebbe ritardare la ripresa globale, e le misure varate dal governo cinese per contenere le speculazioni nel settore immobiliare inseguito ai continui rincari da record registrati dai prezzi delle case negli ultimi mesi. "La nazione può attendere può attendere fino alla seconda metà del 2010 o anche fino al prossimo anno per un nuovo aumento del tasso d'interesse" si legge in un editoriale pubblicato oggi dall'autorevole China Securities Journal: dopo i tagli operati alla fine del 2008 per contrastare gli effetti della crisi finanziaria globale, che aveva avuto pesanti ripercussioni sulle esportazioni del Dragone, la Banca centrale cinese ha mantenuto il tasso sui prestiti ad un anno al 5.31% e il tasso sui depositi al 2.25%. Nonostante l'export stia registrando da mesi una ripresa, gli esportatori cinesi temono le nubi che potrebbero arrivare dal Vecchio Continente: il viceministro del Commercio Zhong Shan ha recentemente annunciato che le incertezze sui mercati mondiali rallenteranno la crescita delle esportazioni cinesi verso la fine dell'anno. La leadership di Pechino ha indicato all'inizio dell'anno l'obiettivo di contenere l'inflazione per il 2010 al 3%; nel mese scorso l'indice dei prezzi al consumo ha toccato quota 2.8%, il livello massimo degli ultimi 18 mesi. Se da un lato, insomma, l'economia cinese ha presentato finora diversi sintomi di surriscaldamento, dall'altro Pechino non sembra completamente pronta a ritirare le misure di stimolo all'economia che hanno permesso alla Cina di chiudere il 2009 con una crescita dell'8.7% e il primo trimestre del 2010 con un +11.9
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