Pechino, 7 dic.- Il prossimo sarà un fine settimana ideale per aumentare i tassi d'interesse: lo sostiene l'autorevole quotidiano economico China Securities News, che in un editoriale pubblicato oggi in prima pagina definisce il prossimo weekend "un periodo sensibile". La ragione? La pubblicazione - lunedì prossimo- delle statistiche ufficiali sull'inflazione per il mese di novembre, che secondo le previsioni di numerosi osservatori rischiano di abbattere il record del +4.4% registrato in ottobre. Dal 10 al 12 dicembre, inoltre, si svolgerà a Pechino la Conferenza Economica Centrale, il periodico incontro nel quale i vertici economici cinesi decidono la linea per l'anno a venire. "In riferimento alle intenzioni della Banca centrale di aumentare i tassi d'interesse subito prima della diffusione dei dati – si legge nell'editoriale, che però non cita direttamente alcuna fonte di People's Bank of China- il prossimo fine settimana fornirà l'occasione per una possibile modifica delle misure".
Continua, insomma, lo stillicidio di ipotesi sulla prossima mossa della Banca centrale:la scorsa settimana i mercati erano già stati messi in preallarme da un comunicato con il quale il Politburo annunciava un mutamento delle politiche monetarie da "appropriatamente espansive" a "prudenti",ed oggi hanno reagito all'editoriale del China Securities News (notoriamente ben informato sulle decisioni della leadership economica cinese) con un indebolimento delle contrattazioni, anche se Shanghai è riuscita a chiudere la giornata in parità.
L'inflazione continua a costituire la prima preoccupazione del governo di Pechino: nonostante gli sforzi profusi negli ultimi mesi, il +4.4% conseguito in ottobre si piazza ben al di là dell'obiettivo del 3% fissato dal governo per il 2010, mentre analisti di diverse banche e agenzie di consulenza ritengono che a novembre l'indice dei prezzi al consumo sia aumentato tra il 4.7% e il 4.8%; decisamente troppo per una popolazione che sta assistendo a un continuo rincaro dei generi alimentari, il cui costo, in qualche caso, è aumentato di circa un terzo nel giro di un anno. Finora la Banca centrale ha agito sui requisiti di riserva delle banche, al fine di frenare l'enorme ondata di liquidità che gli istituti di credito cinesi hanno immesso sui mercati dall'inizio del 2009 (9590 miliardi di yuan l'anno scorso, pari a 1087 miliardi di euro al cambio attuale) per contrastare la crisi, e ha operato a sorpresa un solo aumento del tasso d'interesse, ad ottobre, per la prima volta in quasi tre anni. La ritrosia di Pechino ad operare sui tassi si spiega con il timore di importare capitali speculativi dall'estero, paure che nelle ultime settimane risultano addirittura amplificate a causa della manovra di alleggerimento quantitativo decisa dalla Federal Reserve: dove potrebbero finire parte dei 600 miliardi di dollari stampati a Washington, se non in operazioni speculative sul mercato più vivo del mondo, e che per di più si prepara ad un aumento dei tassi d'interesse, e forse anche ad una rivalutazione della sua moneta? Secondo i pareri di alcune agenzie cinesi legate al governo Pechino non dovrebbe procedere ad una modifica dei tassi su base continua, perché la manovra rischia di aggiungere altra benzina al fuoco dell'inflazione. Eppure altri segnali sembrano confermare che la mossa di People's Bank Of China si avvicina, proprio come ipotizzato dal China Securities News: secondo una fonte anonima citata oggi dal quotidiano di Hong Kong Apple Daily, la Banca centrale ha ordinato agl'istituti di credito cinesi di limitare i depositi in renminbi delle compagnie straniere ai conti onshore, dove il tasso d'interesse è allo 0.36%, ben al di sotto del 2.5% previsto per i depositi ad un anno. Una manovra congegnata proprio per evitare speculazioni in vista di un incremento dei tassi d'interesse? Il fine settimana, intanto, si avvicina.
di Antonio Talia
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