Pechino, 1 apr. – Dopo il rallentamento registrato nel mese di febbraio in coincidenza della festività del Capodanno, la produzione manifatturiera cinese avanza a passo spedito e il Purchasing Managers' Index (PMI) raggiunge il valore di 55,1 su scala stagionale. È questa la fotografia fornita da Li & Fund Group, agenzia con sede a Hong Kong che rileva l'indice per la China Federation of Logistics and Purchasing (CFLS). Il PMI, calcolato da CFLS)e dal National Bureau of Statistics, si basa su diversi indicatori tra cui nuovi ordini, produzione, consegne, etc. e mostra un'espansione quando si attesta sopra i 50 punti, mentre al di sotto di questa cifra indica un mercato in contrazione. Invece che suscitare un certo ottimismo tra gli investitori, questa improvvisa accelerazione sembra aver aperto un dibattito tra la classe dirigente. "Il rischio di surriscaldamento è presente nonostante le misure di raffreddamento dell'economia intraprese dal governo, lo dimostra il valore dell'indice PMI che si è mantenuto sopra i 55 punti negli ultimi cinque mesi e che si è contratto solo nel mese di febbraio, in coincidenza delle festività nazionali" ha dichiarato a Bloomberg Xing Ziqiang, economista presso la China International Capital Corp. Un aumento dei tagli d'interesse nel breve periodo e un'eventuale apprezzamento dello yuan in un arco temporale più lungo potrebbero essere, secondo alcuni, le ricette vincenti per porre evitare i pericoli di surriscaldamento. Per la prima soluzione propende Andy Xie, provocatorio economista, ex capo di Morgan Stanley per l'Asia, che venerdì scorso, nel corso di una conferenza organizzata a Pechino dal Foreign Correspondent Club of China (FCCC) sosteneva che i "tassi d'interesse verranno aumentati nel giro di un mese". Il dibattito sull'apprezzamento dello yuan/renminbi rappresenta invece una questione estremanente delicata, in primo luogo per le forti pressioni che la Cina subisce dalla comunità internazionale per una rivalutazione della sua divisa. Ieri, sulle pagine dei China Daily, il Ministro del Commercio Chen Deming spiegava che le linee guida per la politica economica della Cina per il 2010 vedranno un aumento delle importazioni e, al contempo, la richiesta di riduzione delle misure discriminatorie da parte dei paesi esportatori: "Solo questo binomio, e non l'apprezzamento dello yuan, apporterà dei benefici all'ordine economico globale". Nell'ultimo mese, il premier Wen Jiabao ha ribadito che lo yuan non va considerato sottostimato, mentre qualche timida apertura è arrivata dal governatore della Banca centrale, Zhou Xioachuan, secondo il quale "prima o poi lo yuan verrà rivalutato". Il calendario, intanto, scorre inesorabile verso la scadenza del 15 aprile, quando la Cina comunicherà i dati economici relativi al primo trimestre del 2010 e contemporaneamente sarà reso noto il rapporto semestrale del Tesoro americano: allora si scoprirà se il Congresso USA ha deciso di bollare la Cina come "manipolatrice di valuta", uno status che potrebbe comportare ritorsioni commerciali.