PLENUM PCC: CULTURA E GIOCHI DI POTERE

PLENUM PCC: CULTURA E GIOCHI DI POTERE

Pechino, 14 ott.-  È uno degli eventi più importanti del calendario politico cinese, ma se ne discute poco a causa dell'alone di segretezza che lo circonda: inizia sabato la sessione plenaria del Diciassettesimo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, rigorosamente a porte chiuse.

 

Come per ogni plenum del Comitato Centrale, la leadership indica un argomento di massima - quest'anno è la cultura - e non lascia trapelare alcun dettaglio sulle discussioni, se non per un breve comunicato diffuso alla fine dell'evento.

 

Ma quest'anno il vertice assume una valenza molto particolare. L'elite dei 370 funzionari riuniti a Pechino fino a martedì prossimo celebra l'ultima sessione plenaria del Diciassettesimo Congresso del PCC prima della successione del 2012: l'anno prossimo, in questo stesso periodo, si assisterà al passaggio di potere dalle mani del presidente Hu Jintao e del premier Wen Jiabao ai leader della nuova generazione, con un parziale rimescolamento delle carte sia all'interno dello stesso Congresso – che diventerà così il Diciottesimo - che del Comitato Permanente del Politburo, il vero gotha del Partito Comunista Cinese.

 

Secondo gli esperti delle complesse alchimie del PCC, il plenum rappresenta ogni anno un palcoscenico dove va in scena la competizione senza quartiere tra le diverse anime e i differenti potentati del Partito che costituisce la più imponente macchina politica del mondo. Uno spettacolo estremamente riservato, a uso e consumo di un pubblico ristretto di funzionari di altissimo livello, che giocano contemporaneamente il ruolo di spettatori e di attori.

 

"Credo che in questo momento molte cose siano ancora incerte, perché decidere chi rimarrà, chi sarà promosso e chi non lo sarà è una scelta che spetta solamente ai leader al vertice" ha dichiarato alla Reuters il celebre docente di scienze politiche presso l'East Asian Institute della National University di Singapore Bo Zhiyue.

 

"Ritengo che questo aspetto non sia ancora sufficientemente chiaro" ha aggiunto Bo.

 

Provare ad analizzare gli equilibri interni del Partito è sempre un esercizio pericoloso, tanto che i cinesi lo paragonano alla divinazione. Ma alcuni segnali sono comunque degni di nota: il Renmin Ribao, il quotidiano ufficiale del PCC, ha pubblicato martedì scorso un lunghissimo servizio su Chongqing, la megalopoli del sudest della Cina al centro dei riflettori per una vasta campagna anticorruzione e per l'impressionante sviluppo degli ultimi anni.

 

Ma chi dice Chongqing dice anche Bo Xilai, il segretario locale del Partito: carismatico, abile coi media, dotato di un forte seguito popolare, Bo Xilai è il protagonista di un revival del maoismo che - attraverso lotta al malcostume dei funzionari e canzoncine nostalgiche - sta rispolverando l'anima più sinistrorsa del PCC, e si candida a diventare uno dei prossimi membri del Comitato Permanente. Il lungo articolo del quotidiano, secondo alcuni, potrebbe segnalare una sorta di endorsement verso queste posizioni, mentre secondo altri rappresenta solo il tentativo di compiacere le masse che vedono in Bo Xilai un leader vicino alle esigenze del popolo.

 

Altri candidati possibili alla camera di regia del Partito sono il segretario del partito della provincia del Guangdong Wang Yang e Yu Zhengsheng, che occupa la stessa posizione a Shanghai, entrambi attestati su posizioni più vicine al mercato: decisamente un ottimo contrappeso alla "nuova sinistra" di Bo Xilai.

 

E forse il nuovo Comitato Permanente del Politburo potrebbe essere forgiato attraverso questo equilibrio tra "convergenze parallele". In perfetto stile cinese.

 

di Antonio Talia

 

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