Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 17 giu. - La Cina è pronta a ridisegnare il mercato dell'energia in Asia sotto l'iniziativa della "Belt and Raod" di sviluppo infrastrutturale lungo i Paesi che si stendono lungo l'antica via della Seta. Il nuovo piano, che ha ricevuto l'approvazione dell'Accademia Cinese di Scienze Sociali (Cass) il maggiore think-tank di Pechino, è stato presentato nel corso del Global Forum sulla sicurezza energetica che si è svolto a Pechino e prevede la realizzazione di tre mercati comuni per l'energia in altrettante aree: l'Asia nord-orientale, l'Asia centrale e il sud-est asiatico. Scopo del nuovo progetto è quello di facilitare l'approvvigionamento energetico del Paese e contemporaneamente favorire lo sviluppo economico del continente. "La formazione di mercati comuni dell'energia attraverso una piattaforma finanziaria condivisa è cruciale", ha spiegato alla stampa cinese il vice presidente della Cass, Cai Fang. "Possiamo imparare dall'esperienza degli Stati Uniti e dell'Unione Europea".
La Cina è diventata negli anni il primo Paese al mondo per il consumo di energia e la creazione di una piattaforma per l'approvvigionamento di risorse a basso prezzo rappresenta un punto fondamentale per la Cina, secondo il vice presidente della Cass. In cambio di un accesso facilitato alla risorse della regione, la Cina promette infrastrutture più moderne in aree, come l'Asia centrale, che ne sono carenti, grazie ai finanziamenti che proverranno dal progetto "One Belt One Road" che si estende fino all'Europa e all'Africa, soprattutto con lo sviluppo della Via della seta marittima, il sistema di connessione logistica e portuale in una delle aree cruciali per il commercio marittimo mondiale, dove transita circa il 40% delle merci esportate al mondo.
L'ammontare degli investimenti nel progetto "Belt and Road" da parte della Cina sono ingenti. Secondo quanto dichiarato dal vice primo ministro esecutivo cinese, Zhang Gaoli, durante il vertice Asem (Asia-Europe meeting) di Chongqing, il mese scorso, Pechino potrebbe investire fino a 900 miliardi di dollari nei progetti di sviluppo infrastrutturale lungo sei corridoi economici. Il primo sarà quello che collega Cina, Mongolia e Russia; il secondo è quello definito come il nuovo ponte eurasiatico; il terzo collegherà la Cina al Medio Oriente e all'Asia Occidentale. Il quarto corridoio si svilupperà lungo il sud-est asiatico; una quinta area attraverserà il Pacifico per collegare Cina e Brasile, mentre l'ultimo corridoio economico prende in considerazione la regione dell'Asia meridionale, con India, Bangladesh e Myanmar.
17 giugno 2015
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