Calano l'import e l'export cinesi. Le esportazioni nel gennaio scorso sono scese a quota 90.45 miliardi di dollari, il 17.5% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ancora peggio sono andate le importazioni, che nel gennaio 2009 sono scese a 51.34 miliardi di dollari, ben il 43.1% in meno rispetto al gennaio 2008. La crisi globale, insomma, colpisce duramente un'economia basata sulle esportazioni come quella cinese, e al governo non resta che giocare la carta della domanda interna, sia nelle zone urbane che in quelle rurali. Dopo il maxi-pacchetto di misure economiche straordinarie da 4 trilioni di yuan (circa 453 miliardi di euro), da investire soprattutto in infrastrutture e sgravi fiscali, la Commissione Nazionale Sviluppo e Riforme (il più importante organo di pianificazione economica cinese) ha annunciato una seconda tranche da 130 miliardi di yuan (circa 15 miliardi di euro). Anche se la Commissione non ha ancora illustrato come verranno impiegati i fondi in questa seconda fase, il 21st Century Business Herald ,citando una fonte governativa che preferisce rimanere anonima, ha tracciato a grandi linee le prossime mosse del governo di Pechino. Secondo l'importante quotidiano economico 28 miliardi di yuan (circa 3.1 miliardi di euro) verranno investiti per garantire un alloggio a prezzi ragionevoli a nuove fasce della popolazione cinese; 31 miliardi (circa 3.5 miliardi di euro) saranno impiegati in infrastrutture e 17 miliardi (circa 1.9 miliardi di euro) serviranno per il nuovo sistema sanitario nazionale e per l'istruzione. La stampa cinese difficilmente pubblica notizie riservate: è facile quindi immaginare che si tratti di informazioni particolarmente accurate, su cui il governo preferisce fornire delle anticipazioni "ufficiose" per saggiare l'umore di mercati e investitori.