Berlino, 19 mar. - La Cina sta cogliendo l'occasione dell'inatteso successo di adesione al suo progetto di 'Banca Mondiale cinese', la Aiib (Asian Infrastructure Investment Bank), osteggiato dagli Usa, per divertirsi alle spalle di Washington. Dopo la notizia che Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania, per citare solo gli alleati principali dell'America in Europa, hanno aderito al progetto, il vice ministro delle finanze Shi Yaobin ha detto al quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt che "gli Usa sarebbero i benvenuti se si unissero alla Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB)", considerata dall'amministrazione Obama una rivale sia della Banca Mondiale di Washington che della Asian Developmente Bank, di cui i principali azionisti sono Usa e Giappone. Shi ha definito del tutto ingiustificata l'ostilità Usa al progetto: "La AIIB non competerà con la Banca Mondiale ma piuttosto giocherà un ruolo di sostegno per altre istituzioni internazionali". Gli Usa non hanno nascosto la loro irritazione per l'adesione dei partner europei, sostenendo che ogni Paese e' sovrano nelle sue scelte ma che avrebbero quanto meno potuto attendere l'inizio delle attività dell'AIIB, verificandone il funzionamento, prima di entrare a farne parte. Ma gli europei non hanno voluto lasciarsi sfuggire l'occasione di entrare nella AIIB prima del 31 marzo, scadenza fissata dal presidente Xi Jinping, per quanti avessero voluto aderire con lo status di membri fondatori dell'istituzione.
Anche Seul potrebbe tradire gli Usa, verso ingresso in AIIB
Gli Stati Uniti rischiano di restare più soli sulla scena economica asiatica, alla faccia del "pivot to Asia", la "dottrina Obama" in politica estera che ha voluto spostare l'attenzione dell'America dallo scacchiere europeo/mediorientale a quello del Pacifico. Dopo l'ingresso nella banca di sviluppo AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank), promossa dalla Cina e osteggiata da Washington, dei (un po' meno) fedelissimi alleati europei, Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania, e dell'India, ora l'ancora più vicina Corea del Sud (dove stazionano 28.500 soldati americani per difendere Seul dalle minacce del Nord) ha annunciato che entro fine mese deciderà se far parte del club dei Paesi fondatori della nuova istituzione. Lo ha reso noto il ministro delle Finanze, Choi Kyung-hwan. ll solo annuncio che Seul potrebbe non accettare il più che insistente 'consiglio/diktat' di Washington di restare fuori dalla AIIB, rappresenta un ulteriore smacco per gli Usa che considerano il nuovo 'istituto' una rivale sia della Banca Mondiale di Washington che della Asian Developmente Bank, di cui sono i principali 'azionisti' insieme al Giappone. Il tutto in attesa che anche l'Australia si unisca agli altri 'amici' degli Usa per rispettare la scadenza del 31 marzo imposta da Pechino per ottenere lo status privilegiato di Paesi fondatori dell'AIIB. L'unico alleato incrollabile che resta a Washington è il Giappone diviso però da Pechino da rivalità storiche e, da qualche anno, dalla contese sull'arcipelago delle isole Senkaku per Tokyo e Diaoyu per Pechino. Oggi il vice ministro cinese delle finanze Shi Yaobin si è spinto fino ad irridere il malcelato fastidio degli americani. In un'intervista al quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt ha detto che, se solo lo volessero, anche "gli Usa sarebbero i benvenuti nella Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB)" Shi ha definito del tutto ingiustificata l'ostilita' Usa al progetto: "La AIIB non competera' con la Banca Mondiale ma piuttosto giocherà un ruolo di sostegno per altre istituzioni internazionali".
19 marzo 2015
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