Roma, 14 ott.- Riflettori puntati su Zhongnanhai, quartier generale del PCC, dove tra meno di 24 ore si aprirà il V Plenum del XVII Comitato centrale. Focus del forum saranno le riforme economiche previste dal prossimo piano quinquennale (2011-15) volto a rendere la Cina più dipendente dalla domanda interna e meno dalle esportazioni, ma sono molti gli analisti pronti a scommettere che i temi economici scivoleranno in secondo piano scalzati dalla questione delle riforme politiche, tema caldo che nell'ultima settimana ha catalizzato l'attenzione del mondo intero.
Il Nobel al dissidente Liu Xiaobo e la lettera aperta contro la censura firmata da ex membri del partito e rappresentanti della stampa che sembrano così determinanti, sono in realtà solo l'ultimo episodio che ha contribuito ad allargare il fossato e il disaccordo tra le due fazioni opposte che militano nel partito: quella conservatrice - da tempo stanca delle maggiori libertà promesse dal premier Wen Jiabao e convinta che "quella del Nobel sia solo una mossa per mettere in cattiva luce il PCC" - e quella riformatrice. La prima, detta anche "elitaria" è costituita da membri sia del "Gruppo di Shanghai" capeggiato da Jian Zemin e Zeng Qinghong, che di quello dei "Principi" formato dai figli di quadri di alto livello, del quale fa parte anche Xi Jinping; la seconda fazione, detta anche "populista" è guidata da Hu Jintao e da Wen Jiabao.
L'appuntamento di quest'anno sarà particolarmente seguito anche dai non addetti ai lavori in quanto le scelte che verranno prese nei prossimi quattro giorni di forum delineeranno un quadro abbastanza chiaro riguardo il cambio di guardia ai vertici del partito che avverrà nel 2012. Secondo i 'pronostici' il vice premier Li Keqiang e il vice presidente Xi Jinping sono tra i più favoriti. Se nei prossimi giorni Xi sarà nominato vice presidente della Commissione Militare Centrale – al cui capo c'è lo stesso presidente Hu Jintao – la strada verso la presidenza è tutta in discesa, sostengono gli analisti. "Se ciò non accadrà sarà un segnale del fatto che tra le file del PCC regna un certo squilibrio e, soprattutto, il disaccordo su chi sarà il leader che dovrà guidare il Paese nei prossimi 10 anni" afferma Willy Wo-Lap Lam docente di storia alla Chinese University di Hong Kong che spiega inoltre che attualmente le 'quotazioni' del premier Wen Jiabao sono in netto ribasso.
Motivo del calo di consenso: una visione troppo liberale, democratica e aperta. "Credo che i cinesi siano convinti, come lo sono io, che la Cina debba proseguire sulla sua strada lastricata di progressi. E queste stesse persone provano ormai un irresistibile desiderio di democrazia e libertà" aveva detto Wen un mese fa nel corso del programma della CNN "Fareed Zakaria GPS". Un concetto che aveva già espresso, più o meno negli stessi termini, ad agosto in occasione del suo intervento nella città di Shenzhen. Sempre alla CNN la settimana scorsa Wen ha dichiarato di "essere pronto a lottare contro il vento e la tempesta per le riforme politiche". Una dichiarazione cui alcuni analisti hanno guardato con scetticismo, dichiarando che le parole del premier non sono altro che un tentativo per accaparrarsi il consenso della comunità internazionale indignata dagli episodi di violazione dei diritti umani. E in patria i discorsi di Wen sulle libertà sono stati completamente censurati dai media di stato.
Un provvedimento che ha indignato i 23 firmatari della lettera contro la censura: "Che diritto ha il Dipartimento di Propaganda di sostituirsi al Consiglio di Stato e al Comitato Centrale del PCC?" chiedono gli ex membri. L'appello alla libertà di espressione del gruppo dei 23 è stato oscurato da tutti i siti cinesi, mentre digitando il nome di Li Rui, autore della lettera ed ex segretario di Mao che fu allontanato dal partito per aver criticato il Grande Balzo in Avanti, si visualizza solo una pagina che avvisa che "Internet Explorer cannot display the webpage". Nessuno più sfugge alle "mani nere" della macchina della censura, nemmeno gli stessi leader del governo. "Se il Partito Comunista non correrà ai ripari attraverso delle riforme, se non si trasformerà in qualcos'altro, perderà la sua vitalità e morirà di morte naturale" preannuncia gli ex membri del PCC nella lettera. Censura, economia, riforme e cariche politiche, i temi in agenda nei prossimi quattro giorni.
di Sonia Montrella
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