Pechino, 19 apr.- Mancano meno di due settimane all'inaugurazione dell'Expo di Shanghai 2010, e in molti già si interrogano sul futuro dei padiglioni dopo la conclusione dell'esposizione, che terminerà il primo ottobre prossimo. Il regolamento del Bureau International des Expositions - l'organismo internazionale che regola le Esposizioni Universali - prevede, com'è noto, che tutti i padiglioni vengano smantellati alla fine della manifestazione; dopo l'esposizione di cinque anni fa ad Aichi, in Giappone, ad esempio, tutte le costruzioni vennero rimosse e l'area dell'Expo venne trasformata in un gigantesco campo sportivo giovanile. Ma la situazione di quella che si annuncia come la più imponente esposizione di tutti i tempi potrebbe essere radicalmente diversa: alcuni dei padiglioni nazionali, costati decine di milioni di dollari, potrebbero essere smantellati e spostati altrove, in Cina o all'estero. Alcune strutture resteranno sicuramente nell'area espositiva: il Padiglione cinese, il Centro Culturale, l'Expo Center, l'Expo Boulevard e il Theme Pavilion entreranno a far parte del panorama di Shanghai anche dopo l'ottobre prossimo. Sul padiglione statunitense, costato 61 milioni di dollari attraverso i finanziamenti dei privati (la legge americana proibisce di utilizzare denaro pubblico per le Esposizioni Universali), si è già concentrato l'interessamento di diverse città: "È stato progettato con l'idea di un utilizzo anche dopo l'Expo - ha dichiarato il commissario statunitense per l'esposizione José Villareal - e si tratta di una realizzazione ideata per durare un millennio". Il tema dell'Expo di Shanghai - "Better City- Better Life"- sembra coniugarsi poco con l'idea di uno smantellamento totale: tra le nazioni che hanno già deciso il destino della loro costruzione c'è la Finlandia, che potrà essere smontato e venduto ai privati; "Il padiglione è stato pensato per durare il più a lungo possibile - dice Zhou Wei, manager delle relazioni post-Expo per i finlandesi - e speriamo che possa restare permanentemente in Cina". La realizzazione degli Emirati Arabi Uniti, progettata dallo studio dell'architetto britannico Norman Foster, verrà trasportata via mare ad Abu Dhabi per essere ricostruita sull'isola di Saadiyat, il centro culturale della capitale. Parigi aveva già espresso il desiderio di mantenere il suo padiglione in Cina nel 2007: "Stiamo discutendo la questione con il governo centrale di Pechino e con l'amministrazione di Shanghai" ha detto il console generale francese a Shanghai Thierry Mathou. La Thailandia provvederà a spostare la sua costruzione a Wuxi, nella provincia del Jiangsu, dove diventerà un parco culturale buddista. E l'Italia? Il nostro paese è presente ai massimi livelli, con un'area espositiva di 6mila metri quadri; il padiglione tricolore, che occupa 3600 metri quadri per 18 metri d'altezza e ha per tema "Le Città dell'Uomo", potrebbe essere tra quelli che verranno mantenuti anche dopo l'Expo, a testimonianza della staffetta che, dopo la fine dell'Expo di Shanghai, vedrà Milano come città ospite dell'edizione 2015 dell'Esposizione Universale.