A circa un mese dalla pubblicazione, il rapporto sull'eccesso di capacità produttiva della Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina continua ad alimentare un dibattito serrato. Dalla CCTV all'agenzia di Stato Xinhua, anche i media ufficiali cinesi hanno scelto di dedicare ampio spazio al dossier: merito anche dell'attenzione che il governo ha riservato ai rischi, al centro di un massiccio piano varato dal Consiglio di Stato nel dicembre scorso. "Il nostro studio dimostra che l'impatto dell'eccesso di capacità produttiva è sottile ma pervasivo e riguarda dozzine di settori, causando danni alla crescita economica in Cina, ma anche nel resto del mondo" ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina Joerg Wuttke. Nelle 60 pagine del rapporto, realizzato in collaborazione con Roland Berger Strategy Consultants, gli analisti della Camera prendono in esame le cause e gli effetti di tale eccesso, soffermandosi su sei delle industrie chiave del sistema economico cinese (acciaio,alluminio,cemento, chimica, raffinerie petrolifere ed energia eolica) . Pur valutando favorevolmente gli sforzi compiuti dal governo, il rapporto sottolinea come il pacchetto straordinario di stimoli all'economia da 4mila miliardi di yuan (circa 400 miliardi di euro) varato dalla Cina nel novembre 2008 abbia di fatto favorito ulteriormente la già sovrabbondante capacità produttiva del paese, all'origine della quale ci sono numerosi fattori come i bassi consumi interni, il basso costo e l'alta disponibilità di tecnologie e un sistema fiscale che incoraggia i governi locali ad attirare eccessivi investimenti. Questa sovrabbondanza implica diverse criticità: da un lato riduce i margini di profitto delle aziende cinesi e blocca l'innovazione così come l'emergere delle migliori compagnie nazionali; dall'altro, inasprisce ulteriormente le tensioni commerciali tra la Cina e i suoi partner commerciali stranieri. Qualche dato: nel 2008 l'industria dell'acciaio cinese, pur avendo una capacità di produzione di 660 milioni di tonnellate all'anno, ne ha prodotte "solo" 500 milioni contro una domanda di 470 milioni di tonnellate all'anno, mostrando così un utilizzo del 76% delle sue capacità e un eccesso di capacità produttiva tra i 100 e i 200 milioni di tonnellate, una stima che secondo il dossier andrà ad aumentare quando verranno elaborati definitivamente i dati per il 2009. Nel 2008 la produzione cinese di acciaio procapite era più o meno pari a quella dell'Unione europea e maggiore di quella degli USA; ma anche se nel terzo trimestre 2008 la produzione mondiale è scesa del 20%, quella cinese è aumentata del 15%: si tratta evidentemente, secondo gli analisti della Camera di Commercio Ue, di una crescita insostenibile. Pur non raggiungendo i livelli mantenuti dall'industria dell'acciaio, tutti e sei i settori presi in esame dal dossier- gli stessi sui quali ha posto l'attenzione il governo cinese- si trovano in condizioni simili, e la situazione potrebbe peggiorare velocemente nel periodo 2010-2011. Pechino ha varato un piano per frenare l'eccesso di capacità produttiva nel dicembre del mese scorso; tra le misure messe a punto si prevedono un bando alla costruzione di nuovi impianti siderurgici e il blocco di tutti i progetti per aumentare la produzione di acciaio, mentre nel caso del carbone coke si smantelleranno gli impianti datati e alcuni nuovi progetti verranno bloccati per i prossimi tre anni. Saranno sospese anche tutte le nuove iniziative sul fronte della produzione di cemento e lamine di vetro (nel caso di quest'ultime viene concessa una proroga per gli impianti "già in avanzata fase di costruzione"), così come lo sviluppo di nuove fonderie d'alluminio (almeno fino al 2012). I nuovi progetti eolici, infine, saranno sottoposti "a maggiori controlli ambientali". Il Consiglio di Stato, però, non ha diffuso un termine preciso per l'entrata in vigore delle norme. Diverse le misure suggerite dal dossier messo a punto dalla Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina; tra queste, una riduzione degli investimenti e un piano per aumentare i consumi interni (uno dei chiodi fissi del governo cinese, di questi tempi); una maggiore coordinazione internazionale tra Pechino, Washington e Bruxelles; una maggiore attenzione al credito facile e, in generale, alle politiche fiscali; la promozione di un settore terziario che in Cina viene percepito come estremamente vivace ma ancora sottostimato rispetto all manifatturiero; un rafforzamento del processo di privatizzazione; l'entrata in vigore di nuovi, più stringenti standard sul fronte ambientale e della sicurezza.
LINK
DOSSIER DELLA CAMERA DI COMMERCIO DELL'UNIONE EUROPEA SULL'ECCESSO DI CAPACITA' PRODUTTIVA IN CINA (IN INGLESE E IN CINESE): http://www.euccc.com.cn/images/documents/marketing_department/beijing/publications/overcapacity_en.pdf
di Antonio Talia