Roma, 7 feb.- Il Dragone come re Mida: nel 2010 la Cina si è riconfermata per il quarto anno consecutivo il primo produttore di oro al mondo. Un primato strappato nel 2007 al Sudafrica, che attualmente si posiziona solo al secondo posto. Pechino ha battuto il record del 2009 grazie a una produzione di oro da 340,88 tonnellate, circa l'8,57% in più rispetto all'anno precedente. A darne la notizia ufficiale è stata la China Gold Association, confermando così le previsioni del ministero dell'Industria e della Tecnologia che, qualche mese fa, aveva fatto sapere che entro la fine dell'anno Pechino avrebbe estratto oltre 340 tonnellate di oro. Una produzione trainata in particolar modo dalle province dello Shandong, Henan, Jianxi, Yunnan e Fujian, dalle quali proviene il 60% del volume totale, e dai primi 10 produttori del Paese, il cui contributo è pari al 49,19% del totale. Tuttavia sono proprio loro, i produttori, ad aver risentito della stretta messa in atto nel 2002 dal governo al fine di consolidare il settore, una mossa che ha portato a un brusco calo del numero dei fabbricanti del prezioso metallo che da 1.200 sono scesi a poco più di 700.
Ma il volume dell'output non sembra sufficiente a placare la sete di oro del Gigante asiatico, la cui crescita della domanda interna ha provocato un'impennata delle importazioni. All'inizio di dicembre il presidente dello Shanghai Gold Exchange Shen Xianrong aveva fatto sapere che nei primi 10 mesi del 2010 il 'fiume dorato' che dall'estero era affluito verso la Cina aveva raggiunto le 209,72 tonnellate, circa sei volte il volume degli acquisti dell'anno precedente. Una quantità che ha assicurato al Dragone il secondo posto dopo l'India nella classifica dei consumatori mondiali.
Le ragioni di tale corsa all'oro vanno ricercate nell'attuale panorama economico-finanziario. "L'aumento della capacità di produzione di oro in Cina - si legge su un comunicato diffuso dall'agenzia di stampa nazionale Xinhua (Nuova Cina) - offre alla nazione uno strumento utile per fronteggiare eventuali rischi finanziari e mantenere la stabilità economica". In un periodo storico minacciato dall'inflazione crescente e dall'instabilità dei mercati finanziari, sempre più governi e singoli investitori subiscono il fascino del lingotto come unica garanzia di sicurezza e come bene rifugio.
di Sonia Montrella
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