Pechino, 20 nov. - La Cina deve allentare il credito per "evitare la pressione inflazionaria" e l'avvento di "bolle speculative": l'allarme viene lanciato dalla OECD (Organization for Economic Cooperation and Development) in un rapporto diffuso ieri, nel quale si rivedono anche al rialzo le previsioni sulla crescita cinese per il 2009, dal 7.7% all'8.3%, e si ipotizza un +10.2% per l'anno prossimo. Ma secondo l'organizzazione con base a Parigi i rischi sul fronte del credito sono seri, e non vanno sottovalutati: "Il principale pericolo è che l'espansione della liquidità e del credito registrata nel 2009 causi un'impennata maggiore del previsto nei consumi, specialmente nel settore immobiliare - si legge nel dossier - pertanto le condizioni con le quali si concede il credito necessitano di restrizioni, per scongiurare l'emergere di pressioni inflazionarie e bolle speculative". Il governo di Pechino, sull'onda del pacchetto di stimoli all'economia lanciato nel novembre 2008 per combattere la crisi, ha incoraggiato le banche ad aumentare i prestiti e la Cina ha così assistito nel corso del 2009 a un boom del credito quantificabile in circa 1300 miliardi di dollari, un boom del credito che ha condotto i prezzi delle proprietà ai livelli più alti registrati in più di un anno e a un notevole balzo degli investimenti in titoli presso la borsa di Shanghai. Che la Cina sia tra i mercati emergenti che rischiano maggiormente lo scoppio di bolle speculative nel settore immobiliare e in quello delle commodities è stato confermato ieri da uno degli adviser della Banca centrale, Fan Gang. Secondo diversi osservatori ed economisti molti mercati asiatici stanno assistendo a un aumento dei prezzi delle proprietà, che minaccia di ripercorrere la stessa strada che ha condotto alla crisi dei mutui negli USA. Quanto è concreto questo rischio? La China Banking Regulatory Commission, l'authority bancaria di Pechino, ha già avviato diverse iniziative per bloccare l'accesso al credito facile, l'ultima delle quali nell'ottobre scorso, con la richiesta ai cinque principali istituti di credito del paese di non indebolire i loro capital ratio. Secondo l'OECD il sistema bancario cinese "non ha finora registrato uno stress eccessivo" ma "l'aumento dei prestiti nei primi sei mesi dell'anno potrebbe comportare il rischio, in futuro, di un aumento dei crediti non esigibili, come si è verificato precedentemente in altre situazioni di boom del credito".