di Eugenio Buzzetti
Pechino, 1 set. - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si prepara all'ultimo viaggio in Asia, con la doppia missione in Cina per partecipare al prossimo G20 di Hangzhou, sul versante orientale del Paese, il 4 e 5 settembre prossimi, e in occasione del summit dei leader delle economie del sud-est asiatico a Vientiane, in Laos. A Hangzhou, Obama incontrerà per l'ultima volta da presidente il suo omologo cinese, Xi Jinping, con cui due anni fa aveva raggiunto un'intesa sulle emissioni inquinanti che aveva portato per la prima volta Pechino a fissare una data, il 2030, del raggiungimento del picco delle emissioni. I leader delle due sponde del Pacifico avranno un "esteso" incontro bilaterale, come lo ha definito il senior advisor di Obama, Ben Rhodes, durante il quale è prevista anche una cena. I due leader discuteranno di temi regionali e globali, oltreché della cooperazione bilaterale tra le due principali economie del pianeta. L'ultimo viaggio di Obama in Cina (e l'undicesimo della sua presidenza in Asia) sarà, per gli analisti, il sigillo alla strategia di ribilanciamento verso l'Asia della politica estera statunitense avviata all'inizio del suo mandato, il "pivot to Asia".
Le aspettative sono per un ampliamento della cooperazione bilaterale e per una revisione degli ultimi sette anni di relazioni tra Washington e Pechino, segnati dall'accordo sulle emissioni inquinanti di due anni fa, e dalla lunga visita negli Stati Uniti di Xi Jinping, a settembre dello scorso anno, quando è stato ricevuto per la prima volta alla Casa Bianca da Obama. Non mancheranno, però, i tanti capitoli controversi nel rapporto tra Cina e Stati Uniti, a cominciare dalle questioni di sovranità relative al Mare Cinese Meridionale, che la Cina vorrebbe escludere dal G20 di Hangzhou, o le accuse di cyberspionaggio che Washington rivolge a Pechino. Tra i possibili temi di discussione citati dalla Casa Bianca, anche la situazione dei diritti umani, e i problemi scottanti dell'economia, a cominciare dalla sovrapproduzione industriale cinese nel settore dell'acciaio, che divide oggi anche Cina e Unione Europea.
A Hangzhou, Obama incontrerà in un bilaterale anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per la prima volta dal fallito colpo di Stato del 15 luglio scorso. Al centro delle discussioni, previste per la giornata di domenica, primo giorno del vertice di Hangzhou, ci saranno proprio il tentato golpe di luglio, la lotta alla Stato Islamico e la stabilità in Siria. Altro momento importante a margine del vertice del Gruppo dei Venti, sarà l'incontro, dato come probabile dalla Casa Bianca, tra il presidente russo, Vladimir Putin, e lo stesso Obama. L'Ucraina, con l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, e i colloqui di pace in Siria, saranno tra i probabili temi discussione tra i due capi di Stato. Confermato, invece, l'incontro tra lo stesso Putin ed Erdogan, nella giornata di sabato prossimo, dopo la ripresa dei rapporti economici tra Mosca e Ankara, decisa durante l'incontro di San Pietroburgo del 9 agosto scorso, dopo i mesi di tensione seguiti all'abbattimento, a novembre scorso, di un cacciabombardiere russo che aveva sorvolato lo spazio aereo turco da parte di due F-16 di Ankara.
Il G20 di Hangzhou sarà l'ennesima occasione di incontro tra lo stesso Xi e Putin, che si sono incontrati a Pechino a fine giugno, per la quarta volta in Cina da quando Xi è diventato presidente, nel marzo 2013, e durante il quale i due uomini forti di Pechino e Mosca hanno stretto trenta accordi bilaterali. A Putin sarà riservata un'accoglienza particolare, da ospite d'onore del summit ospitato dalla Cina, per enfatizzare il legame che si è creato tra i due leader negli ultimi anni. Di tutt'altro tono, invece, l'accoglienza riservata al primo ministro giapponese, Shinzo Abe: ancora difficile da pronosticare la possibilità di un bilaterale, mentre sembra scontato che Pechino e Tokyo non raggiungeranno accordi a margine del summit di Hangzhou. A pesare sulle relazioni già difficili tra Pechino e Tokyo sono quelle che Pechino definisce come "interferenze" del Giappone nelle dispute di sovranità nel Mare Cinese Meridionale, sollevate anche nel recente vertice Asem di Ulan Bator, in Mongolia, a luglio. Proprio il tema delle rivendicazioni territoriali nel Mare Cinese Meridionale rimane l'argomento più sgradito per Pechino in vista del summit: lo aveva fatto capire settimana scorsa, nella capitale cinese, il consigliere di Stato cinese Yang Jiechi, durante l'incontro con un diplomatico di Tokyo, Shotaro Yachi, in cui aveva chiesto al Giappone di mantenere un atteggiamento "costruttivo" durante il vertice di Hangzhou.
01 SETTEMBRE 2016
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