di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 27 nov. - Taiwan si avvicina alla più grande tornata di elezioni amministrative della sua storia, con ventimila candidati per diecimila posizioni aperte in nove livelli dell'amministrazione pubblica dell'isola. Il 29 novembre prossimo, città come Kaohsiung, Taiyuan e soprattutto la capitale, Taipei, avranno nuovi sindaci. E' soprattutto sul confronto tra i candidati nella capitale che si concentrano le attese con due uomini quasi agli antipodi per storia personale e per conduzione della campagna elettorale. Da un alto, il candidato del Partito Nazionalista, il Kuomintang, oggi vicino a Pechino, Sean Lien, giovane, con una formazione internazionale, e una vocazione per il business; dall'altra, Ko Wenje, candidato indipendente, ma spalleggiato dal DPP, il Democratic Progressive Party, su posizioni indipendentiste, che ha un profilo meno convenzionale e più imprevedibile.
Ufficialmente, da Pechino, non è arrivato alcun commento sulle elezioni amministrative a Taiwan. Anzi, il segretario per i rapporti con l'isola, Zhang Zhijun, ha dovuto smentire, nei giorni scorsi, di avere fatto commenti su Ko Wenje, ribadendo che la Cina mira solo a mantenere una buona relazione con l'altro lato dello stretto, sulla base del consenso del 1992, che regola i rapporti tra Pechino e Taipei. Le elezioni arrivano a nove mesi dallo storico riavvicinamento, a Nanchino, tra i due lati dello stretto, con l'intenzione di aprire canali ufficiali di comunicazione per la prima volta dopo 65 anni di divisione, dopo la fondazione nel 1949 della Repubblica Popolare Cinese da parte di Mao Zedong.
Nonostante le smentite ufficiali e lo scarso risalto dato alla competizione elettorale dato dalla stampa cinese, Pechino guarda con interesse e anche con qualche preoccupazione il rush finale prima del voto di sabato prossimo, dopo le contestazioni anti-cinesi della primavera scorsa con l'occupazione del parlamento di Taiwan. E, per la prima volta, apparentemente, anche con partecipazione diretta (seppure in sordina). Il Taipei Times nelle scorse ore, riportava l'immagine di un manifesto fissato davanti al World Expo Exhibition and Convention Center di Shanghai a sostegno del candidato del Kuomintang, Sean Lien, per la poltrona di sindaco di Taipei, e per Jason Hu, sempre del Kuomintang, che si ricandida a sindaco di un'altra grande città, Taichung. Non era mai successo prima, scrive il quotidiano in lingua inglese della capitale di Taiwan, che l'endorsement di Pechino nei confronti di un candidato fosse così chiara e che addirittura comprendesse un momento di sostegno elettorale: un simile endorsement non si era verificato neppure in occasione della rielezione di Ma Ying-jeou alla guida dell'isola, nel 2012, scrive il Taipei Times.
Chiunque vinca la tornata delle prossime elezioni amministrative a Taiwan, per la Cina cambierà poco, in termini di politica per il ricongiungimento tra i due lati dello stretto. Un'inchiesta condotta dalla Reuters, pubblicata oggi, rivela i piani di Pechino per il riavvicinamento con Taipei, attraverso un'agenzia ombra del governo cinese, lo United Front Work Department, un organo del Comitato Centrale del PCC che ha tra le sue missioni quella di creare consenso tra i gruppi più influenti di Taiwan (e Hong Kong) attorno al ricongiungimento con la Cina Popolare. Uno dei punti di forza dell'opera di convincimento risiede nei gruppi imprenditoriali taiwanesi che fanno affari sul continente, e spingono sul governo dell'isola per stringere trattati di lungo periodo con Pechino. Le elezioni amministrative di sabato saranno un banco di prova per i rapporti tra i due lati dello stretto. Il rischio, per Pechino, è che possano rivelarsi amare: secondo gli ultimi sondaggi, il candidato del Kuomintang, Sean Lien, viene dato in svantaggio da tutti i media locali rispetto al candidato indipendente, Ko Wenje.
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