Pechino, 27 mag.- Sono ben 13mila gli utenti che dalla notte scorsa hanno visitato il blog di Qian Mingqi, l'ormai indiscusso autore nonché vittima delle tre esplosioni che giovedì mattina hanno colpito gli edifici governativi della città di Fuzhou, una città del Jiangxi, causando dieci feriti e la morte di due persone (questo articolo). E mentre sale il numero delle vittime coinvolte, emergono nuovi dettagli sulla dinamica delle esplosioni e sulle motivazioni che avrebbero spinto il 52enne residente a Fuzhou a commettere l'atto di protesta che aveva come chiaro obiettivo i tre principali uffici amministrativi della città. L'ipotesi di un atto di vendetta di Qian verso le autorità locali sono state confermate dalle sue stesse dichiarazioni rilasciate sul portale cinese sina.com nelle quali l'uomo affermava di essere costretto ad "imboccare una strada che non voleva intraprendere" dopo aver perso la sua casa illegalmente demolita dai funzionari locali.
I problemi di Qian ebbero inizio nel 2002 quando l'uomo si vide sottrarre la propria abitazione che sorgeva proprio sull'area prescelta dal governo per la realizzazione di un'autostrada. Una perdita di oltre 2 milioni di yuan (circa 200 miliardi di euro) che le autorità rimborsarono con appena 252 mila renminbi (circa 25mila euro). Il magro risarcimento alimentò la frustrazione dell'uomo che, come dichiarato sul suo blog, negli anni successivi continuò a cercare inutilmente il sostegno della legge: "La mia casa è stata illegalmente rasa al suolo dalle autorità governative senza che io ricevessi il compenso che mi era stato promesso. Dopo anni di battaglia cos'altro posso fare?". Ma lo sfogo si trasforma presto in una confessione preventiva: "Voglio trarre insegnamento da Dong Cunrui (soldato dell'Esercito Popolare di Liberazione che nel 1948, durante la guerra civile, innescò un esplosivo in un bunker) forse così riceverò finalmente il sostegno e l'attenzione pubblica". Ma quello di Qian Mingqi non è un appello isolato: come afferma egli stesso sul web, altre sette famiglie residenti nell'area subirono ingenti perdite economiche per le quali furono rimborsati solo in minima parte.
Dietro l'episodio di Fuzhou c'è, dunque, ben più di una semplice vendetta personale; si tratta piuttosto dell'ennesimo segnale di scontento manifestato dall'opinione pubblica nei confronti delle autorità governative, un'altra avvisaglia della crescente tensione che, dalla " Rivolta dei gelsomini" dello scorso febbraio, minaccia la stabilità sociale (questo dossier). E sembrano averlo capito molto bene i leader del Partito i quali stanno esercitando un controllo serrato sul web e sui quotidiani nazionali per limitare le informazioni sul "il caso Fuzhou". Alcuni giornalisti che si erano recati nella capitale del Fujian per partecipare a una conferenza stampa sono stati prelevati dalle autorità e invitati a rimanere nei loro alberghi. "Questo atto terribile, qualsiasi sia la sua origine, deve essere severamente punito," commenta il Global-Times, uno dei principali quotidiani filo-governativi in lingua inglese. Ad ogni modo, il crimine di Qian Mingqi sembra aver toccato da vicino gli animi degli utenti di internet, divenendo l'argomento prediletto dei visitatori di Weibo, il microblog di Sina.com.
In un Paese in cui il governo possiede legalmente tutti i terreni e ne gestisce indiscriminatamente la vendita e l'espropriazione, le dispute sulla proprietà sono sfociate spesso in proteste, suicidi e scontri armati. Advocay, l'associazione nazionale per i diritti umani, giovedì scorso ha reso noto l'arresto di sei persone coinvolte nell'organizzazione del movimento di dissenso contro gli sgomberi forzati che, a metà maggio, aveva riunito 300 manifestanti nella città di Changsha, nello Hunan. E nemmeno Fuzhou sembra nuova a questo tipo di proteste: soggetta ad una veloce e caotica crescita economica, la capitale provinciale del Fujian è stata scenario di diverse "regolamentazioni di conti" per mezzo di ordigni realizzati artigianalmente grazie alla facile reperibilità di fertilizzanti ed esplosivi utilizzati nelle costruzioni. E nel frattempo le autorità temporeggiano nel rilasciare commenti ufficiali sull'accaduto.
di Alessandra Colarizi
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