Pechino, 25 nov. - Un comunicato pubblicato nella tarda serata di ieri sul sito della Banca centrale cinese rilancia le aspettative su un nuovo aumento del tasso d'interesse: "Useremo strumenti quantitativi e legati ai prezzi per rafforzare il controllo sulla liquidità – ha scritto la vicegovernatrice Hu Xiaolian - e per normalizzare le condizioni monetarie attuali". Parole simili sono state pronunciate oggi nel corso di un forum economico a Shanghai dal consigliere di People's Bank of China Xia Bin, secondo il quale "tassi più alti e requisiti di riserva più elevati per le banche potrebbero rendersi necessari per controllare la liquidità". I commenti arrivano quasi in contemporanea alla notizia diffusa ieri secondo la quale nel mese di novembre le banche cinesi avrebbero già superato il tetto massimo di nuovi prestiti fissato dal governo per il 2010, pari a 7500 miliardi di yuan (circa 846 miliardi di euro), e riflettono le preoccupazioni sull'inflazione recentemente espresse anche dal premier Wen Jiabao.
Secondo i dati ufficiali nel mese di ottobre l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; un'inflazione galoppante ben al di sopra del tetto del 3,5% che il governo intende mantenere per l'anno in corso e che, secondo molti economisti cinesi, rischia di compromettere la crescita economica del Dragone. Dopo essere uscita dalla crisi globale con risultati nettamente migliori rispetto a quelli di numerose economie mature, Pechino si trova adesso a dover gestire la difficile eredità delle misure che le avevano garantito tale risultato: l'anno scorso, su impulso del governo, le banche inondarono i mercati cinesi con un fiume di liquidità da record pari a 9590 miliardi di yuan (1081 miliardi di euro, al cambio attuale), che rischiano di tradursi in un incremento senza precedenti dei crediti in sofferenza.
"Mantenersi entro i limiti stabiliti per il 2010 sarà difficile" ha ammesso Hu, ma secondo il settimanale Caijing, che come spesso avviene cita una fonte anonima "vicina alle autorità bancarie", PBoC non tollererà uno sforamento superiore ai 300 miliardi di yuan; mentre secondo numerosi analisti cinesi e stranieri il tetto massimo per il 2011 si aggirerà tra i 6mila e i 6500 miliardi di yuan. L'abbondanza di liquidità, l'incremento dei salari e l'aumento dei prezzi di alimentari e commodities, secondo la vicegovernatrice della Banca centrale, stanno alzando le possibilità di un'ulteriore crescita dell'inflazione, alla quale potrebbero contribuire anche gli afflussi di capitali speculativi dall'estero che scommettono su una rivalutazione dello yuan, un tema sul quale la Cina è al centro di pressioni internazionali ormai da mesi.
E se il mese scorso il governatore della Banca centrale Zhou Xiaochuan aveva agitato lo spettro di bolle speculative – innescate tanto dalle politiche monetarie restrittive di paesi come gli USA che dalla corsa al credito facile del 2009 - gli allarmi lanciati nelle ultime ore da Hu Xiaolian e Xia Bin si inseriscono sulla stessa onda di pensiero. Negli ultimi mesi la Cina ha innalzato diverse volte l'indice di riserva obbligatoria delle banche e ha aumentato i tassi d'interesse per la prima volta dal 2007: quali altri misure potranno essere adottate per evitare un surriscaldamento dell'economia? "Ci aspettiamo un ulteriore giro di vite sulle misure monetarie –ha dichiarato a Bloomberg il senior economist di Credit Agricole a Hong Kong Darius Kowalczyck –con un altro aumento del tasso d'interesse che potrebbe arrivare al più presto. Di questo passo, l'inflazione potrebbe aumentare del 5% entro il secondo trimestre del 2011, e questo è un limite che il governo cinese non può permettersi di superare".
di Antonio Talia
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