Roma, 16 set.- Gli investimenti diretti esteri (FDI) in Cina subiscono un ulteriore rallentamento per il secondo mese consecutivo: il ministero del Commercio rende noto che ad agosto la Cina ha attirato investimenti dall'estero per 7,6 miliardi di dollari, l'1,38% in più rispetto a un anno fa; a luglio, tuttavia, gli FDI avevano raggiunto quota 6,92 miliardi di dollari registrando una crescita annua del 29,2%, che documentava comunque un calo rapido rispetto al +39,6% di giugno. Nel periodo da gennaio ad agosto i FDI sono arrivati a 65.96 miliardi di dollari, il 18,6% in più rispetto allo scorso anno, ma anche questo dato mostra comunque un cedimento se confrontato con il +20,65% del periodo gennaio-luglio. Molti economisti invitano a non drammatizzare: secondo numerosi analisti cinesi le fluttuazioni mensili non riflettono il trend complessivo e le coincidenze statistiche avrebbero giocato un importante ruolo nel causare il crollo di agosto; il ministero del Commercio, inoltre, prevede che alla fine dell'anno il Dragone avrà comunque attirato investimenti per 100 miliardi di dollari contro i 90,03 dello scorso anno.
Il comunicato giunge a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni rilasciate dal premier Wen Jiabao nel corso della sessione estiva del World Economic Forum di Davos, a Tianjin. Nel suo intervento il primo ministro ha assicurato che il governo si impegnerà per migliorare le condizioni di business e di accesso delle imprese straniere in Cina al fine di riservare loro un trattamento più equo. Negli ultimi mesi, infatti, parecchie aziende estere hanno lamentato un rafforzamento di leggi e regolamenti tale da limitare i loro progetti d'investimento in Cina, e si sono dichiarate oggetto di 'discriminazione' da parte del governo cinese, che tenderebbe a favorire le imprese locali. A ciò si è aggiunta poi un'insufficiente difesa della proprietà intellettuale che qualche mese fa ha spinto il commissario europeo Karel De Gutch in visita all'Expo di Shanghai a richiedere una "maggiore trasparenza e flessibilità" nelle politiche di approvvigionamento del know-how da parte di Pechino. Mercoledì il portavoce del ministero del Commercio Yao Jian ha dichiarato che "Le compagnie estere hanno sollevato alcune richieste ragionevoli a proposito del trattamento riservato loro in Cina - ha dichiarato mercoledì il portavoce del ministero del Commercio Yao Jian -,ma nel complesso il Paese è aperto alle industrie estere e il trend complessivo dei FDI è buono. In Cina il terreno di gioco per il business è migliorato e ciò ha attirato molti investitori".
Secondo alcuni osservatori, a remare contro il Dragone è stata proprio la sfiducia emersa nell'ultimo periodo fuori dai confini cinesi. Ren Xianfang, economista dell'IHS Global Insight, sostiene che l'incertezza ha "soppresso l'impulsività delle compagnie estere a investire in Cina". Diversa è invece la posizione di altri analisti, secondo i quali la lenta crescita di agosto è perlopiù da attribuire a fattori statistici: "I dati relativi ai FDI in Cina di solito sono soggetti a una fluttuazione anche significativa da mese a mese" ha detto Wang Tao, economista di UBS Securities. Ma Wang è pronta a scommettere che, poiché la Cina può contare su una propria scorta di capitale già sufficiente, in futuro non si registrerà una crescita significativa dei FDI. "La Cina diventerà molto selettiva nella scelta degli investimenti stranieri" ha concluso l'economista, che per il medio-lungo periodo punta sui capitali diretti alle regioni centrali e occidentali e a settori come i servizi, le nuove energie, l'high-tech e il manifatturiero di fascia alta.
© Riproduzione riservata