Pechino, 19 mar. – Fuori le aziende statali dal settore immobiliare: è la nuova mossa lanciata dal governo per evitare lo scoppio di una bolla nel comparto più surriscaldato dell'economia cinese. Secondo un documento presentato ieri dalla SASAC (State Assets Supervision and Administration Commission) - l'agenzia governativa che sovrintende alla gestione delle aziende di Stato -, ben 78 conglomerati del capitalismo statale cinese dovranno accelerare i processi di ristrutturazione interni, rinunciando a ogni tipo di attività nel real estate; unica eccezione: 16 compagnie i cui interessi si concentrano esclusivamente su questo settore. Per fronteggiare la crisi globale, nel novembre 2008 il governo di Pechino aveva lanciato un immenso pacchetto di stimoli all'economia pari a 4 mila miliardi di yuan (più di 400 miliardi di euro) e spinto le banche a facilitare l'accesso al credito, generando per il 2009 la cifra record di 9690 miliardi in nuovi prestiti. Tutte condizioni che, se da un lato sono servite alla Cina per uscire dall'anno della crisi con una brillante crescita dell'8.7%, dall'altro hanno alimentato investimenti forsennati, soprattutto nel settore immobiliare. I costi delle case nelle 70 città cinesi più importanti hanno assistito ad un aumento continuo e inesorabile, culminato con il picco raggiunto nel febbraio scorso, quando i prezzi sono aumentati del 10.7% rispetto allo stesso mese del 2009, il tasso di crescita più alto registrato negli ultimi due anni. E mentre circa la metà delle proposte avanzate alla recente Assemblea Nazionale del Popolo vertevano proprio sui metodi per frenare la corsa dei prezzi nel real estate, i timori dello scoppio di una bolla speculativa nel settore immobiliare si moltiplicano. Secondo alcuni osservatori, tra i protagonisti dell'impennata dei costi ci sarebbero proprio alcune imprese di Stato, che si sono gettate con entusiasmo nel real estate - pur trattandosi di un settore lontano dal loro core business - alimentando l'aumento dei prezzi dei terreni e, di conseguenza, delle case: solo nei giorni scorsi, a Pechino, le SOE si sono aggiudicate tre imponenti lotti di terra a cifre record. Basterà la mossa della SASAC a raffreddare il settore, almeno per quanto riguarda il capitalismo di Stato? Secondo Meng Qi, analista di mercato del real estate broker Century 21, la mossa è più simbolica che sostanziale: "Le imprese di Stato nel mirino del provvedimento della SASAC non sono dei big players nel mercato immobiliare, - ha dichiarato Meng al quotidiano ufficiale China Daily - e le statistiche ufficiali mostrano che, in termini di spazi venduti nel 2009, esse hanno costituito solo il 3% del totale. Se il governo centrale vuole davvero frenare i prezzi, bisogna tenere sotto controllo le SOE di livello locale. La manovra va interpretata come un avvertimento: significa che l'authority ha notato che ci sono grossi problemi nel settore". All'Assemblea Popolare Nazionale, conclusasi domenica scorsa, lo stesso premier Wen Jiabao aveva espresso "profonda preoccupazione" per i continui aumenti dei prezzi delle case.