Pechino, 5 mar. – Cielo limpido e vento gelido: il binomio meteorologico esalta il rosso vivo delle bandiere della Repubblica Popolare Cinese fluttuanti di fronte alla Grande Sala, in piazza Tiananmen, in occasione della sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del Popolo (ANP). All'interno dell'edificio la leadership è al completo: Hu Jintao, Wen Jiabao, Wu Bangguo, Jia Qingling, Li Changchun, Xi Jinping, Li Keqiang, He Guoqiang, Zhou Yongkang e ben 2,939 legislatori riuniti per la prima delle dieci giornate di lavori di quello che si può considerare una sorta di "parlamento con caratteristiche cinesi". Alle nove in punto, riflettori puntati sul discorso del Premier. Nulla di nuovo sotto il fronte orientale: Wen Jiabao ha seguito pedissequamente le 36 pagine del rapporto, di cui si aveva avuto un'anticipazione nella giornata di ieri, sciorinando in successione tutti i punti in programma (deficit, prestiti, occupazione, mercato immobiliare, sperequazione economica, agricoltura, istruzione, sviluppo scientifico, economico e culturale, welfare, cambiamento climatico, esercito, Tibet, Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao, Taiwan) senza però addentrarsi nei dettagli. In evidenza, come principali obiettivi per il 2010, il mantra "baoba" (ovvero il mantenimento del GDP all'8%); la creazione di oltre 9 milioni di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane (come contromisura con cui limitare il tasso di disoccupazione entro il tetto massimo del 4,6%); il contenimento del livello d'inflazione al 3%; il miglioramento della bilancia dei pagamenti e infine un solido sviluppo, con particolare enfasi sulla necessità di accelerare lo shift nel modello economico. Dedicando alcune battute a ciascuno dei temi caldi, il Premier ha quindi mantenuto le proprie promesse; non ha però soddisfatto le aspettative di quanti (tanto all'interno, quanto all'esterno del Paese) si attendevano una presa di posizione più diretta e incisiva. Ad esempio, per quanto riguarda la rivalutazione dello yuan, Wen Jiabao è rimasto ancorato alle scelte di politica monetaria varate recentemente dal Dragone, che si dimostra indifferente alle pressanti e continue richieste di rivalutazione avanzate dalla comunità internazionale e dal Fondo Monetario Internazionale. "La Cina manterrà un tasso di cambio fondamentalmente stabile – ha affermato – al contempo, promuoverà l'uso della propria valuta negli scambi commerciali trans-frontalieri, secondo il progetto pilota lanciato nel luglio 2009 nei principali hub dell'export cinese (Shanghai, Shenzhen, Canton, Zhuhai e Dongguang) e continuerà a perfezionare il meccanismo per stabilire il tasso di cambio con cui convertire lo yuan". Ancora, poca chiarezza sulla riforma dello hukou, che nei giorni scorsi aveva monopolizzato le prime pagine di ben 13 importanti quotidiani locali. La vox populi chiedeva l'abolizione delle restrizioni ai permessi di residenza (responsabili delle pesanti discriminazioni tra residenti rurali e urbani su temi quali salario, istruzione, sistema sanitario e alloggi) e potrebbe dirsi insoddisfatta per la vaghezza dell'affermazione del Premier "riformeremo il sistema, e procederemo sul sentiero dell'urbanizzazione con caratteristiche cinesi, ovvero promuovendo una positiva interazione tra l'urbanizzazione e la creazione di una nuova campagna". Più incisivo, il Premier lo è stato solo quando ha tirato le somme sull'anno appena concluso e delineato le proiezioni per il 2010: "il 2009 è stato l'anno più difficile dall'inizio del nuovo secolo; l'economia cinese ha subito l'impatto della crisi finanziaria internazionale, ma è comunque riuscita a mantenere la propria crescita all'8%. Questo prova ancora una volta che nessuna difficoltà e nessun ostacolo arrestano il percorso di rinascita del popolo cinese. Tuttavia, sebbene la situazione economica sia migliore rispetto a quella dell'anno scorso, il momento rimane ancora estremamente difficile. Il 2010 si prospetta come un anno chiave per completare l'undicesimo piano quinquennale e importante per predisporre delle buone fondamenta per il dodicesimo". Vedremo nei prossimi giorni di lavori su quali strategie e da quali riforme sarà contraddistinto.
di Giulia Ziggiotti