Pechino, 03 dic. - Se è noto che la Cina è il più grande "inquinatore" mondiale, più di "nicchia" è invece la notizia che la Cina è il maggiore produttore mondiale di celle fotovoltaiche. La capacità produttiva cinese è più che quadruplicata negli ultimi anni raggiungendo gli 8 gigawatts e aziende come SunTech e Trina Solar sono soltanto alcune tra le più note del settore. "La conferenza di Copenaghen, dal nostro punto di vista, avrà esito positivo" afferma radioso Terry Wang, chief financial officer (CFO) di Trina, "un sigillo internazionale per il taglio delle emissioni si rifletterà su un aumento delle vendite nei 20 paesi in cui siamo operativi". Mentre il mondo intero cerca di tenere a freno le proprie emissioni, l'industria fotovoltaica cinese – in espansione e caratterizzata da prezzi assai competitivi (dovuti in parte ad un calo dei costi di produzione, e in parte al decadimento di alcuni finanziamenti per progetti solari su larga scala in Europa a causa della congiuntura finanziaria) – si presenta come una ghiottissima opportunità per il boom dello sfruttamento dell'energia solare che, inesauribile e pulita, rappresenta un tassello rilevante dell'energy mix sostenibile. Se da un lato, Trina prevede per il prossimo anno "forti crescite in Italia, Francia e Stati Uniti", dall'altro tiene d'occhio lo stesso mercato cinese. La settimana scorsa, in vista del vertice di Copenaghen, il Consiglio di Stato – in pratica il governo centrale cinese – aveva annunciato tagli alla cosiddetta 'intensità carbonica' (parametro di valutazione dell'inquinamento utilizzato esclusivamente dal Dragone, che si calcola in base alle emissioni di anidride carbonica per ogni unità di Pil) tra il 40 e il 45% entro il 2020 rispetto ai livelli di emissioni registrati nel 2005. In materia di fonti rinnovabili, le autorità governative avevano già espresso il proprio impegno per il raggiungimento della quota del 10% di fonti di energia alternative entro il 2010 e del 15% entro il 2020. "Ciò significa che a partire dal 2011 si dovranno produrre 1.8 megawatts in più di energia solare" ha dichiarato Min Li, analista della hongkonghina Yuanta Securities. "Quindi a partire dal 2011, il mercato cinese sarà importante tanto quanto quello europeo" conclude pragmaticamente Terry Wang. La virata verso il risparmio energetico e la tutela dell'ambiente era stata definita all'interno dell'11° piano quinquennale (2006-2010) approvato dalla Quarta Sessione Plenaria della Decima Assemblea Nazionale Popolare. Da allora gli sforzi governativi si sono profusi in svariate direzioni. Focalizzando l'attenzione sul solare, non si può non menzionare l'attuale piano di stimolo "Golden Sun". Volto a finanziarie – tramite sovvenzioni del 50%, che potevano spingersi al 70% nelle regioni più remote – la realizzazione delle attrezzature di generazione e trasmissione dell'energia solare, vanta già 294 progetti in attivo per un costo complessivo di 2 miliardi di euro che entro i prossimi tre anni dovrebbero garantire 642 megawatts. Consapevole che "gli incentivi del governo non dureranno per sempre, Trina continuerà a ridurre i prezzi dei sistemi solari al fine di essere competitiva a fronte delle tradizionali fonti di produzione energetica" ha puntualizzato Wang. In futuro, l'indipendenza dai sussidi governativi sarà il parametro su cui valutare lo stato di salute dell'industria fotovoltaica in Cina.