di Giovanna Di Vincenzo
Pechino, 6 feb.- L'anno del Dragone potrebbe riservare una sorpresa per l'Europa: "Le esportazioni europee stanno crescendo a un ritmo più rapido rispetto alle importazioni cinesi -ha dichiarato lunedì mattina l'ambasciatore dell'Unione Europea in Cina Markus Ederer- e secondo previsioni in linea col recente andamento del commercio globale, l'Europa prenderà il posto degli Stati Uniti, conquistando la prima posizione nelle esportazioni verso la Cina"
L'Europa è stata a lungo il primo mercato delle merci cinesi, ma Pechino sta tentando di ridurre la sua dipendenza dall'export per concentrarsi maggiormente sull'espansione del mercato interno. Ma l'economia cinese si basa ancora principalmente sulle esportazioni, ed ecco la ragione per la quale il premier Wen Jiabao guarda con crescente allarme alla crisi del debito pubblico europeo: dopo una crescita del 9.2% nel 2011 –inferiore al +10.4% registrato nell'anno precedente- proprio lunedì il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto le previsioni sulla Cina, portandole per il 2012 a quota + 8.25% contro il +9% ipotizzato precedentemente. come previsto nel settembre 2011, all'8,25%.
Giovedì scorso durante la visita in Cina di Angela Merkel, Wen Jiabao ha manifestato la volontà di contribuire alla ripresa dell'Eurozona attraverso un maggiore coinvolgimento nel Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria. Il cancelliere tedesco a sua volta, ha cercato di abbattere i timori cinesi e rassicurare sull'affidabilità degli investimenti in Europa durante il discorso all'Accademia di Scienze Sociali di Pechino.
La crisi dell'economia globale ha influito negativamente sull'andamento del commercio estero cinese, che ha chiuso il 2011 con il record più basso negli ultimi due anni sia sul fronte delle esportazioni (+13,4%) che delle importazioni (+11,8%). Secondo l'HSH, società di analisi economica, anche il surplus commerciale della Cina ha raggiunto i minimi storici rispetto agli ultimi tre anni.
Ecco allora che la Cina deve provare necessariamente ad aumentare i livelli dei consumi interni. Una mossa che andrebbe a vantaggio di un riequilibrio con l'Europa.
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