Pechino, 26 gen. - In Cina nel 2009 il mercato pubblicitario è cresciuto del 13.5%, nonostante la crisi che ha attanagliato i media internazionali: lo riferisce uno studio di CTR, compagnia di ricerche di mercato con base a Pechino, secondo il quale la spesa totale in pubblicità ha toccato quota 507.5 miliardi di yuan (circa 50 miliardi di euro). La maggior parte delle entrate deriva da settori come quello cosmetico e dei prodotti da sala da bagno; la compagnia che ha speso di più in pubblicità è L'Oreal, per un totale di 42 milioni di dollari. A tutta velocità anche le bevande che, con un aumento del 52% anno su anno, rappresentano il settore che registra la maggiore crescita di investimenti in comunicazione; il gigante cinese Wahaha, da solo, ha speso più di 38 milioni di dollari. Sul fronte agroalimentare ruggiscono tutte le compagnie del comparto latticini che, dopo lo scandalo del latte alla melammina, hanno dovuto riguadagnare la fiducia dei consumatori: compagnie come Mengniu e Yili hanno aumentato le loro spese in consigli per gli acquisti rispettivamente del 77% e del 99%. Il media che la fa da padrone è ancora la TV, dov'è confluito il 78% degli investimenti, nonostante una disposizione della State Administration of Film Radio and Television che limita gli spot a 12 minuti per ogni ora di programmazione. Secondo quanto riferisce al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post Lei Wang, responsabile per lo strategic planning della JWT, il 2010 sarà un anno decisivo: "Il consumismo, in Cina, è ancora nelle sue prime fasi. Questo sarà un anno fondamentale per capire se stiamo davvero assistendo al sorgere di una nuova classe di consumatori maturi per l'economia mondiale". Secondo diverse statistiche i consumi delle famiglie cinesi sono solo di poco superiori (circa lo 0.66%) rispetto a quelli, ad esempio, delle famiglie indiane. C'è insomma ancora parecchia strada da percorrere prima che i consumatori cinesi abbiano un potere d'acquisto simile a quello degli europei.