Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 12 lug. - Cina e Unione Europea devono continuare a cooperare, ma "con paletti molto chiari" e Pechino deve risolvere il problema della sovrapproduzione. E' il pensiero di Emma Marcegaglia, oggi a Pechino in qualità di presidente di Business Europe per partecipare all'undicesimo China-Eu Business Forum, che si conclude domani. Alla vigilia del meeting, Marcegaglia si sofferma sui punti di frizione tra Bruxelles e Pechino, che vedono i due blocchi divisi sul tema del riconoscimento della Cina come economia di mercato, che Pechino si aspetta in automatico, e sul tema dell'overcapacity nel settore dell'acciaio. Il tema della sovrapproduzione è, per Marcegaglia, il punto di frizione più forte tra Unione Europea e Pechino. "Va risolto assolutamente", ha affermato. "La overcapacity potrebbe essere anche in altri settori domani, non solo nell'acciaio. Fino a oggi non abbiamo visto azioni concrete. C'è proprio un gap tra le affermazioni che vengono fatte a livello centrale e l'attuazione delle cose che si dicono".
L'atteggiamento di cooperazione con la Cina continuerà, ma a certe condizioni. "Noi vogliamo che si mantengano strumenti difensivi per il trading, quindi anche gli anti-dumping - sottolinea Marcegaglia - e che ogni decisione anche da parte della Commissione Europea su questo tema vada presa sulla base di un impact assessment fatto bene". Marcegaglia evidenzia anche le ricadute del riconoscimento del Mes alla Cina, e cioè che "se noi considerassimo la Cina come un'economia di mercato a tutti gli effetti, questo ci porterebbe a non potere utilizzare di fatto dazi anti-dumping e l'impatto sull'occupazione sarebbe importante". Il riconoscimento del Mes a Pechino deve essere, poi, unanime, da parte di tutti gli attori coinvolti. "Le decisioni europee vanno coordinate anche con gli altri grandi blocchi - prosegue - Se noi decidessimo di dare il market economy status, e gli Stati Uniti no, avremmo un doppio problema. Sottolineeremo questo con molta forza".
Nel discorso di domani, Marcegaglia sottolineerà anche i problemi legati alle difficoltà delle imprese europee che operano in Cina, evidenziati nell'ultimo Business Survey della Camera di Commercio dell'Ue in Cina, presentato il mese scorso. Le discriminazioni a cui sono soggette "hanno peggiorato il clima qui", un fattore che ha contribuito ad aumentare le frizioni con la Cina rispetto alle passate edizioni del Business Forum. Marcegaglia definisce "difensivo" l'atteggiamento dell'Europa nei confronti della Cina, e questo nuovo clima nasce proprio dal problema della sovrapproduzione nel gigante asiatico. "Se la Cina desse segnali concreti che vuole risolvere questo tema, tutto sarebbe più tranquillo, e non solo nell'acciaio, ma in tanti settori. Un terzo dell'economia è in mano alle imprese di Stato. C'è ancora una presenza molto forte delle scelte da parte dello Stato. Fino a oggi il governo ha dato incentivi per continuare a crescere e conquistare quote di mercato a scapito della profittabilità".
Tra i punti favorevoli alla cooperazione, Marcegaglia cita il piano di investimenti in infrastrutture "One Belt, One Road", lanciato dalla Cina nel 2013. "E' un piano che potrebbe essere interessante: bisogna capire quanto le aziende europee potranno avere accesso". Positivo anche l'interesse cinese per il piano Juncker che "potrebbe aprire alla compartecipazione di Cina e Unione Europea nei diversi piani di investimenti". Stesso giudizio anche sul piano di ammodernamento industriale di Pechino, "Made in China 2025", con "meno commodities e più qualità", anche se Marcegaglia non nasconde una punta di scetticismo. Per realizzarlo, la Cina "ha bisogno delle aziende europee, che sono ben posizionate sul versante della tecnologia. Bisogna capire se alle parole seguiranno i fatti - conclude Marcegaglia - Fino ad adesso l'attuazione di tutte queste riforme è un po carente".
12 LUGLIO 2016
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