LOTTA ALLA PROSTITUZIONE, CAMPAGNA DEI 100 GIORNI
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LOTTA ALLA PROSTITUZIONE, CAMPAGNA DEI 100 GIORNI

LOTTA ALLA PROSTITUZIONE,
CAMPAGNA DEI 100 GIORNI

Le escort cinesi
LOTTA ALLA PROSTITUZIONE, CAMPAGNA DEI 100 GIORNI
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Roma, 10 ago. – Distretto di Chaoyang, Pechino: al pian terreno di un edificio basso poco illuminato e dall'aspetto fatiscente, la signora Xu dirige un piccolo negozio che promette massaggi ai piedi. Il servizio offerto dal personale è dichiarato a caratteri cubitali dagli ideogrammi dell'insegna che sovrasta la porta a vetri. L'attività – spiega la donna originaria del Sichuan –  è stata avviata dall'ex marito anni fa ed è "del tutto legale". Un veloce controllo e poi il responso: "Il negozio è sospettato di offrire massaggi sessuali" dichiara Peng Jiang, direttore dell'Ufficio di Pubblica sicurezza di Pingfang. A rivelarlo, spiega ancora il direttore, "le tre piccole stanze separate da pareti in muratura e non in vetro come previsto dalla legge". Risultato: revoca della licenza e multa.

 

Poco lontano dal negozio della signora Xu, sorge un altro 'centro massaggi' chiuso a chiave e privo di licenza. Mentre i poliziotti di Pingfang forzano la serratura, la proprietaria arriva di corsa assicurando che all'interno non vi è assolutamente nulla. Messa alle strette, la donna è costretta ad aprire la porta. Di fronte alla polizia compaiono l'impiegata poco più che ventenne seduta accanto a un uomo. I tre – la proprietaria, la ragazza e il cliente -  sono sprovvisti di permesso di residenza. Immediato l'ordine di chiusura da parte di Peng.

 

Quelli di Chaoyang, comparsi sul China Daily, sono solo due dei numerosi saloni che hanno chiuso i battenti nell'ambito della "campagna dei 100 giorni per la lotta alla prostituzione" messa in atto dalla municipalità di Pechino e che terminerà il prossimo 20 settembre. Una manovra che serve, secondo quanto annunciato a giugno dall'Ufficio di Pubblica Sicurezza di Pechino, a rafforzare il giro di vite annunciato ad aprile e che fin ora ha dichiarato cessate le attività per 224 saloni per parrucchieri e centri massaggi della capitale e ha visto finire in manette oltre 715 persone coinvolte nel giro di prostituzione. Un'indagine condotta precedentemente sempre dalla polizia di Pechino aveva svelato che di 9.500 centri benessere della capitale 3.343 operavano senza licenza o con un permesso scaduto e 343 facevano da copertura ad attività sessuali illegali. Ed è solo la punta dell'iceberg di una campagna nazionale inaugurata lo scorso anno e che vede coinvolte 26 città.

 

Una Piaga nazionale

 

'Città Proibita' a Pechino e non solo. Saloni di bellezza con luci dubbie; parrucchieri e barbieri con strane insegne a neon girevoli all'esterno; misteriose telefonate notturne effettuate da clienti di hotel a 5 stelle e saune 'speciali', sono scene molto comuni in tutta la Cina dove il sesso a pagamento - illegale secondo la legge cinese - è disponibile ovunque, nelle piccole cittadine così come nelle megalopoli, 24 ore su 24.  Un mercato che non solo non conosce crisi ma, al contrario, cresce a ritmi vertiginosi. Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il Paese conta oltre 4 milioni di prostitute, un milione in più rispetto ai dati ufficiali. Proiezioni eccessivamente basse secondo numerosi accademici cinesi e secondo il Dipartimento di Stato americano, tutti concordi nel fissare il tetto a 10 milioni. Di questi, un milione circa ne avrebbe fatto un'occupazione a tempo pieno, mentre i restanti 9 milioni si prostituirebbero in modo occasionale in cambio di denaro o regali costosi. Un esercito capitanato dalle Sanpei xiaojie (le ragazze dei tre accompagnamenti: canti, balli e drink) e dalle hostess bar schierate nei karaoke, nelle discoteche e nei nightclub e giù a cascata fino alle "swimming escort" dell'isola tropicale di Hainan. 

 

La ricomparsa del fenomeno, un prodotto del boom economico

 

Considerata contraria alle dottrine marxiste, la prostituzione rappresentò uno dei principali obiettivi contro cui lottò per anni il governo comunista. Ridotte all'osso le case di piacere, arrestati clienti, prostitute e 'protettori', il fenomeno sembrò essere scomparso quasi del tutto, salvo essere ancora presente proprio all'interno dei circuiti politici.  Un sottobosco di prostituzione invisibile: così Pan Suiming, nel "Report of the Expert Workshop on HIV and Prostitution: Social, Ethical and Legal Issues" pubblicato dall'Accademia di Scienze Sociali di Pechino, definisce il giro di prostituzione in cui erano coinvolti quadri e funzionari del partito nel periodo maoista e negli anni della Rivoluzione Culturale. Tuttavia, al di fuori degli ambiti politici il sesso a pagamento rappresentava un prodotto del passato ormai superato, così come archiviato sembrava essere ormai il problema delle malattie veneree. Poi la lenta ricomparsa coincisa, secondo gli esperti, con la liberalizzazione economica della Cina ad opera di Deng Xiaoping. Ricchezza, aumento del numero di uomini d'affari e incremento della prostituzione viaggiano di pari passo. Sono i business man, in cerca sia di compagnia che di sesso durante e dopo i meeting, i clienti tipo della prostituzione cinese del nuovo millennio. A seguire, giovani lavoratori migranti che cercano esclusivamente rapporti sessuali fini a se stessi.

Chi sono le escort cinesi?

 

"I miei genitori lavorano nella provincia del Guangdong e tornano a casa una volta l'anno. Hanno sempre ritenuto che sostenere le spese del college per una figlia femmina fosse una cosa inutile. Tutto quello che volevano da me era che mi trasferissi in una città, guadagnassi dei soldi e tornassi a casa a 22-23 anni per sposare un uomo" racconta al South China Morning Post Xiao Min. Nel 2007, a soli 16 anni, Min lascia la sua città natale Xiangfan, nell'Hubei, e si trasferisce con un'amica a Wuhan, capitale della provincia.  Poco dopo la ragazza finisce in un giro di prostituzione organizzato da un uomo che minaccia Min di inviare ai suoi genitori alcune foto che la ritraggono completamente nuda. Otto mesi dopo l'uomo viene arrestato per traffico di droga, ma la ragazza non cambia strada e continua a passare di salone in salone. "E' troppo tardi per ricominciare daccapo e poi non ho nessuna intenzione di andare a lavorare in fabbrica. Guadagno molto di più così" afferma Xiao Min. "Una volta ho guadagnato 1.000 yuan (circa 100 euro) in un giorno solo per il fatto che avevo indossato una divisa scolastica. E anche in piena campagna anti-prostituzione riesco a portare a casa 200 yuan". La storia di Xiao Min è simile a quella di milioni di ragazze che lasciano il Paese per migliorare la situazione economica familiare, e che finiscono nel giro attratte dalla prospettiva di facili guadagni, indossando vestiti più o meno alla moda e, in molti casi, ricevendo in cambio di servizi sessuali cellulari, gioielli, borse e regali costosi. Si tratta quasi sempre di ragazze molto giovani provenienti dal Vietnam e dalla Corea, ma sopratutto dalle province più povere del Paese, tra le quali si posizionano in testa il Sichuan, lo Yunnan e la Mongolia Interna. Alle spalle di queste ragazze, una famiglia povera, assente o arretrata che preferisce non occuparsi del sostentamento della loro figlia femmina.

 

Fattore "Politica del Figlio Unico"

 

Tra le conseguenze della normativa sulla pianificazione familiare che, salvo alcuni casi particolari, vieta alle coppie di avere più di un bambino figura anche la prostituzione delle donne. In un Paese in cui la predilezione verso il figlio maschio ha origini antichissime, molte coppie poste di fronte alla condizione di poter avere un solo figlio preferiscono uccidere, abbandonare o, meglio ancora, vendere la figlia femmina in attesa di un futuro erede. Questo 'costume' ha comportato un vero e proprio squilibrio di genere: tra il 2000 e il 2004, denunciava lo scorso anno l'Economist, il divario si è attestato a 124 maschi ogni 100 femmine; ciò significa che ogni anno mancano all'appello 900mila bambine con un conseguente aumento di scapoli – i guanggun "rami secchi"-. Secondo uno studio dell'Accademia cinese di Scienze sociali, tra dieci anni un ragazzo su cinque non troverà più moglie perché non ci saranno donne. Per un contadino poi è ancora più difficile trovare moglie; così molti trafficanti rapiscono le donne - dietro la promessa di un impiego in un'altra città - e le rivendono nelle campagne, spesso molto lontane dal luogo di origine, dove saranno vendute come spose o costrette a prostituirsi. E di queste molte sono ancora minorenni.

 

Sebbene non esistano stime ufficiali sulla prostituzione minorile, storie di sesso a pagamento che vedono protagoniste ragazze non ancora maggiorenni sono ben note alle cronache. Il mese scorso la polizia di Hong Kong ha arrestato 26 persone a capo di in un traffico di prostituzione in cui erano coinvolte 7 ragazze tra i 13 e i 17 anni e un ragazzo quattordicenne; mentre secondo quanto riportato dal China Youth Daily, l'anno scorso 11 donne di età inferiore ai 18 anni sono state scoperte a prostituirsi nel Guizhou. E i profitti sono tanto più alti quanto le ragazze sono giovani. "Ho conosciuto una ragazza di 14 anni che nei primi due anni di 'lavoro' ha spedito a casa 13mila yuan (1.300 euro)" ha raccontato Ye Hainan, fondatrice dell'associazione per la difesa delle donne China Grass-Root Women's Rights Center. Uno sfruttamento che in diversi casi parte proprio dalle amministrazioni: nel dicembre del 2008, si legge ancora sul South China Morning Post, Lu Min, funzionario delle tasse della contea di Yibin - nel Sichuan - è stato condannato a 15 giorni di detenzioni e una multa di 5.000 yuan (circa 500 euro) per aver comprato la verginità di una 13enne.

 

La legge

 

Secondo l'articolo 360 della Legge Criminale emendata nel 1997, reati come quello di Lu Min sono puniti con una detenzione non inferiore ai 5 anni e con una multa di valore variabile a seconda del caso. L'art. 358 sanziona in particolare coloro che favoriscono la prostituzione minorile con una pena che comprende la detenzione di un minimo di 10 anni e la confisca dei beni patrimoniali. Stessa pena per coloro che obbligano una persona a prostituirsi dietro minacce o in seguito a un sequestro e per coloro che con violenza provocano ferite o morte. Carcere da 5 a 10 anni previsto invece per chiunque costringa alla prostituzione persone maggiorenni e per coloro che offrono servizi sessuali in cambio di denaro. Perseguibili con la stessa pena anche i complici del giro d'affari e coloro che indirizzano le persone nel 'mercato' della prostituzione. L'articolo 360 condanna inoltre a un massimo di 5 anni di carcere coloro che esercitano, o costringono una seconda persona ad esercitare, pur essendo a conoscenza di aver contratto malattie veneree quali gonorrea e sifilide.

 

Criminali contagiosi

 

E' del 2 agosto la notizia riportata dal Global Times, quotidiano cinese in lingua inglese, della condanna a un anno di reclusione della prostituta 33enne sieropositiva di Lianping (Chongqing) arrestata lo scorso aprile dopo essere stata sorpresa con un cliente sessantenne. Nel 2008 un'altra escort sieropositiva è stata condannata a 4 anni di carcere. A muovere le donne, il bisogno di guadagnare e l'ignoranza circa l'HIV, AIDS e altre malattie veneree. Secondo le stime di UNAIDS e dell'OMS nel 2009 la Cina contava 740mila persone affette da HIV o da AIDS; dalla fine di agosto del 2010 il totale dei contagiati è sceso a 361.599 (HIV) di cui 127.203 affetti da AIDS. Ma la strada della prevenzione è ancora molto lunga, così come quella della conoscenza e cura della malattie veneree. Poco più che un anno fa la rivista medica New England Journal of Medicine (NEJM) lanciò l'allarme sifilide a Shanghai. Proprio la metropoli che ospitava l'Expo registrava la più alta incidenza di questa malattia sessualmente trasmissibile. Cinquanta anni dopo la sua scomparsa dal Paese, la sifilide è ricomparsa in Cina alimentata da un'economia in crescita. Tanto che – calcolava la rivista – "ogni ora nasce un bambino malato". "Nessun Paese, da quando è stata scoperta la penicillina, è stato vittima di una così rapida diffusione della sifilide" spiegavano i ricercatori. Se scoperta in tempo la cura dell'infezione batterica prevede una semplice somministrazione di antibiotici, ma se trascurata può portare alla cecità, alla paralisi e alla morte. E la causa di un così rapido contagio è da attribuire ancora una volta ai tabù imposti dalla società che scoraggiano gli 'untori' – gay e  prostitute – e gli 'unti' – per lo più businessman sposati - a recarsi nelle cliniche per sottoporsi alle cure. Pena 'la perdita della faccia' che in Cina equivale a screditarsi pubblicamente, forse il più alto grado di umiliazione.

 

di Sonia Montrella

 

Nella foto l'attrice cinese Ruan Lingyu nel celebre film Goddess (1934) di Wu Yonggang.

 

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