LIBIA, CINA RICONOSCE CNT E TORNA A FARE AFFARI
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LIBIA, CINA RICONOSCE CNT E TORNA A FARE AFFARI

LIBIA, CINA RICONOSCE CNT E TORNA A FARE AFFARI

Politica internazionale
LIBIA, CINA RICONOSCE CNT E TORNA A FARE AFFARI
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In collaborazione con China Files

Pechino, 14 set. - La Cina ha riconosciuto ufficialmente il Consiglio di transizione nazionale libico, come autorità governante in Libia. Pechino chiude in questo modo un periodo diplomatico travagliato, basato sulla non ingerenza e, talvolta, in contrasto con le direttive delle Nazioni Unite. L'annuncio segue una settimana di polemiche sulle presunte vendite di armi a Gheddafi, sempre negate dalla Cina.

 

Con un annuncio ufficiale del Ministero degli esteri, lunedì 12 settembre, la Cina ha messo fine alle polemiche riguardo alla sua posizione diplomatica con la Libia, riconoscendo ufficialmente il Consiglio di transizione nazionale libico come organo di governo. Nelle edizioni del 13 settembre della stampa locale, la notizia campeggia in prima pagina. La decisione di Pechino è giunta dopo periodi di polemiche sulla posizione diplomatica della Cina, definita dalla comunità internazionale ambigua, quando non sospettata di doppiogiochismo. Proprio qualche settimana fa la Cina aveva negato la vendita di armi a Gheddafi.

 

È giunto quindi il riconoscimento ufficiale dei "ribelli" e l'ammissione di avere trovato una strategia per partecipare alla ricostruzione del paese: tornare a fare affari. Pechino aveva avviato in Libia circa cinquanta progetti , un giro di soldi pari a 18 miliardi di dollari, che sono stati sospesi a causa del conflitto.

 

Durante le giornate in cui infuriavano le polemiche sulla sospetta vendita di armi a Gheddafi, la Cina aveva specificato di non riconoscere ancora ufficialmente il governo ribelle, per mancanza di "condizioni adeguate". Nella praticità cinese, evidentemente, i contatti avviati negli ultimi giorni con i rappresentanti del Ctn avrebbero soddisfatto la richiesta giunta da Pechino, di avere salvaguardati i propri interessi in Libia.

 

La speranza di Pechino è che torni al più presto l'ordine nella zona, per ricominciare a parlare di affari: "crediamo che il Ctn possa portare la Libia fuori dalla guerra, ripristinare l'ordine nel paese, e sviluppare forme di collaborazioni pacifiche con gli altri stati", Zheng Xiwen, studioso di affari internazionali, ha dichiarato alla Xinhua.

 

Il China Daily affronta il riconoscimento del Ctn libico attraverso le parole di Zhang Xiaodong, ricercatore presso l'Accademia di Scienze Sociali in Cina: "in qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, la Cina ne ha seguito i principi diplomatici: a differenza dei paesi occidentali, la Cina non ha preferenze ideologiche e rispetta la scelta del popolo in Libia". I presupposti secondo Zhang erano molto chiari: "per riconoscere un governo è necessario che esso sia in grado di mantenere la stabilità, sia riconosciuto dalle sue forze politiche e dalla comunità internazionale. Il riconoscimento della Cina significa che le due parti hanno raggiunto un accordo sulle questione principali sul tavolo". Ovvero: agibilità a recuperare il business perduto e possibilità di partecipare alla ricostruzione.

 

In Cina le recenti rivolte del Mediterraneo avevano fatto molto discutere. Al di là delle polemiche sui social network e la loro importanza nelle rivolte, date in pasto all'opinione pubblica anche in Cina, non pochi osservatori locali hanno denunciato una sorta di manovra di accerchiamento della politica cinese in Africa ad opera di Usa, Francia e Gran Bretagna.  Per questo - in relazione al caso libico - la Cina ha tenuto fin da subito una posizione di attesa, aspettando di capire con precisione da quale parte della bilancia sarebbe finito il conflitto. Infine, garantiti i propri interessi, ha fatto la sua scelta.

 

 

di Simone Pieranni

 

Questo articolo è apparso su China Files il 13 settembre 2011

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