Le riserve valutarie cinesi superano quota 2mila miliardi
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Le riserve valutarie cinesi superano quota 2mila miliardi

Le riserve valutarie cinesi superano quota 2mila miliardi

Pechino. Nuova impennata nel secondo trimestre dell'anno
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Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
La Cina continua ad attirare l'interesse dei capitali esteri. E così il tesoro valutario cinese frantuma un altro record. Al 30 giugno scorso, le riserve in moneta pesante del Dragone hanno raggiunto la cifra record di 2.130 miliardi di dollari, con un aumento del 9% rispetto allo stock di valuta estera detenuto da Pechino alla fine del primo trimestre. È un primato che ne contiene un altro: i 176 miliardi di incremento trimestrale registrato dalle riserve valutarie cinesi, infatti, rappresentano il maggior balzo in avanti dal 1999, quando la People's Bank of China iniziò a registrare i flussi di moneta in entrata e in uscita dal paese secondo gli standard internazionali.
La prodigiosa crescita registrata dalle riserve valutarie cinesi nel secondo trimestre 2009 è stata sostenuta soprattutto da due fattori.
Il primo è la rivalutazione messa a segno dall'euro sul dollaro negli ultimi mesi. Sebbene la banca centrale cinese non abbia mai rivelato la composizione valutaria del suo immenso tesoro valutario, secondo le stime degli analisti, una porzione variabile tra il 20 e il 30% dovrebbe essere composta da asset in euro. Poiché il livello ufficiale delle riserve valutarie cinesi è espresso in dollari, il recente apprezzamento della moneta unica europea ha influito sul balzo in avanti.
Il secondo fattore è rappresentato dai cospicui flussi di "denaro caldo" che si sono riversati negli ultimi mesi oltre la Grande Muraglia. Stephen Green, economista di Standard Chartered a Shanghai, ha calcolato che nel secondo trimestre 2009 in Cina sono arrivati circa 15 miliardi di dollari di capitali non tracciati dalle statistiche nazionali, altri analisti stimano una cifra ben superiore, fino a 70 miliardi di dollari.
si tratta di valuta fresca arrivate per vie diverse dai canali classici tracciati dalla contabilità: il surplus commerciale, i rendimenti finanziari degli asset in valuta, e gli investimenti diretti esteri (questi ultimi in realtà stanno continuando a diminuire). Come in passato, prima della crisi finanziaria globale quando gli speculatori di mezzo mondo facevano a gara per scommettere sul miracolo economico cinese, questi hot money sono arrivati in Cina per posizionarsi sulle attività più rischiose ma anche potenzialmente più profittevoli, e cioè la Borsa di Shanghai e l'immobiliare.
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16/07/2009
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