LA MANODOPERA A BASSO COSTO E' AL TRAMONTO
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LA MANODOPERA A BASSO COSTO E' AL TRAMONTO

LA MANODOPERA A BASSO COSTO E' AL TRAMONTO

Le previsioni di Ba Shusong
LA MANODOPERA A BASSO COSTO E' AL TRAMONTO
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Pechino, 5 mag.- La Cina si trova davanti a uno spartiacque della sua storia: i dati del censimento 2010 recentemente pubblicati, insieme ad altre statistiche economiche, mostrano che "l'era della manodopera a basso costo è ormai al tramonto" e che l'inflazione continuerà ad aumentare, "rallentando i ritmi della crescita economica". Sono le previsioni che Ba Shusong - senior economist del Centro per la Ricerca e lo Sviluppo del Consiglio di Stato e tra i consiglieri più ascoltati del governo centrale di Pechino – ha affidato all'editoriale pubblicato giovedì sul quotidiano Economic Information Daily.

 

"I dati attuali mostrano che la Cina ha già raggiunto il  'punto di svolta di Lewis' - si legge nell'articolo di Ba - e nello stesso tempo i vantaggi derivanti dalla demografia finiranno presto". Ba Shusong si riferisce alle teorie del premio Nobel per l'economia Arthur Lewis, secondo il quale man mano che un'economia in via di sviluppo cresce, i salari dei lavoratori aumentano rapidamente una volta che il surplus di forza lavoro proveniente dalle campagne si riduce al punto da provocare scarsità della manodopera.

 

L'idea che il Dragone si avvicini rapidamente al 'punto di svolta di Lewis' o l'abbia già oltrepassato non è nuova: una ricerca di Credit Agricole pubblicata a marzo sosteneva che nel 2014 in Cina la domanda di lavoratori supererà l'offerta, mentre secondo alcuni economisti – come Li Wei di Standard Chartered Shanghai - il limite è già stato raggiunto.

 

Ma stavolta a sostenere la tesi è uno dei principali consiglieri economici del governo di Pechino: "La scarsità di manodopera che è emersa per la prima volta nel 2004 non costituiva un fenomeno passeggero, ma il segnale che stavamo raggiungendo un importante punto di svolta, un mutamento di tendenza" si legge nell'articolo di Ba.

 

Le statistiche dell'ultimo censimento mostrano che attualmente i cittadini quattordicenni o di età inferiore costituiscono il 16.60% della popolazione cinese, il 6.29% in meno rispetto al censimento del 2000 (questo articolo). Viceversa, gli ultrasessantenni rappresentano ormai il 13.26% del totale, quasi il 3% in più in confronto a 10 anni fa. Secondo Ba, la combinazione di due diversi fenomeni - la fine del surplus di manodopera e l'invecchiamento della popolazione-  rappresentano "un'enorme sfida" per la Cina.

 

"L'aumento dei salari dei lavoratori renderà impossibile mantenere l'inflazione ai bassi livelli di quando c'era sovrabbondanza di manodopera- scrive Ba- e dopo aver raggiunto il punto di svolta, la crescita economica cinese subirà un rallentamento".

 

Secondo i dati ufficiali in Cina ci sono circa 242 milioni di contadini che non lavorano più nelle fattorie, di cui circa 153 milioni sono immigrati che lavorano lontano dal paese d'origine. Lo scorso anno i redditi rurali sono cresciuti in media del 10.9%, un risultato ancora migliore rispetto al +7.8% registrato dai residenti delle aree urbane. Ma allo stesso tempo, com'è noto, a marzo l'indice dei prezzi al consumo ha registrato un aumento del 5.4%, il più pesante degli ultimi tre anni.

 

Ba Shusong ritiene, in accordo con una linea che sembra quella più in auge tra i vertici della leadership, che solo una più equa distribuzione del reddito potrà favorire la trasformazione da un'economia basata sulle esportazioni a un sistema che poggia sui consumi interni, un cambiamento di modello che il Partito Comunista Cinese persegue da tempo.

 

Il summit Washington-Pechino della prossima settimana si avvicina, e sempre più voci si levano contro l'inflazione importata in Cina dai capitali speculativi provenienti dall'estero. Ma i problemi interni del Dragone hanno sempre più una portata globale: Li & Fung, tra i più importanti fornitori di Wal Mart, ad esempio, ha previsto un consistente aumento dei prezzi delle merci importate dalla Cina. L'inflazione esportata verso la Cina potrebbe presto riverberarsi sul resto del mondo.

 

di Antonio Talia

 

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