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«Per tutto il decennio che si sta concludendo l'economia Usa ha tratto beneficio da una svalutazione competitiva del biglietto verde – dice Mario Noera, presidente dell'Aiaf –. Gli shock come quelli Lehman hanno prodotto effetti contrari, ma la tendenza di lungo periodo ha portato il cambio con l'euro da 0,82 a 1,6, grazie a un carry trade che spingeva a indebitarsi in dollari e investire in altre valute. Ora è finita: Pechino vuole un euro stabile, anche per questo ha fatto capolino nelle recenti aste greche e spagnole. Ciò porterà l'euro/dollaro tra 1,30 e 1,40, con poche e limitate divagazioni sopra o sotto».
A irrobustire questo trend hanno contribuito i dati positivi sull'economia europea e parallelamente le debolezze congiunturali americana: tanto che solo giovedì l'euro ha guadagnato l'1% sul dollaro (vedi gli altri articoli sul tema a pagina 29). Senza dimenticare gli stress test e l'interventismo dei capi dei capi di stato Ue. «Il mercato è passato dalle preoccupazioni sulla crisi dei debiti pubblici dell'euro-zona – dice Niels Christensen, analyst sulle valute di Nordea – a maggiori preoccupazioni per la crescita globale dell'economia».
A beneficiare del nuovo ordine valutario, non solo il miliardo e 400 milioni di cinesi, ma forse anche il mezzo miliardo di europei e i 320 milioni di cittadini statunitensi. Per non parlare dei russi e degli arabi: le autorità monetarie di quei paesi negli ultimi anni hanno incrementato le proprie riserve in euro. Certo, non bisogna sottovalutare falsi segnali e shock di breve periodo, come sottolinea John Hardy, strategist di Saxo Bank: «Mentre c'è la possibilità che il rally dell'euro possa ulteriormente incrementarsi nel brevissimo termine, pensiamo che la moneta unica europea possa tornare a scendere nei confronti del dollaro ad agosto». «È vero che il ruolo di Pechino anche sul mercato valutario è sempre maggiore – dice Gabriele Vedani, managing director di Forex Capital Markets Italia –: basti pensare al recente accordo da 4,4 miliardi di investimenti commerciali tedeschi in Cina. Guardando il trend con gli occhi dell'analisi tecnica, potremmo considerare la fase in atto nel breve come un consolidamento fino a quota 1,3270, che potrebbe però preludere a una nuova fase di debolezza del dollaro fino a 1,4220, ossia il primo supporto lasciato a fine 2009. Per la fine dell'anno vediamo il rapporto euro dollaro in un range tra 1,15 e 1,35».
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IL PICCO
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Massimo dell'euro sul dollaro
Lo scorso 13 gennaio si è registrato il picco della moneta unica europea sul biglietto verde
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Minimo dell'euro sul dollaro
L'8 giugno scorso la moneta unica europea ha toccato il suo livello più basso nei confronti del biglietto verde. Poi il recupero verso quota 1,30.
IPSE DIXIT
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Mario Noera
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Pres. Aiaf, associazione it. analisti finanziari
L'INVERSIONE DI TENDENZA
«È finito il ciclo durante il quale il dollaro ha perso quota sull'euro. La Cina vuole cambi stabili e anche per questo ha partecipato alle aste greche e spagnole. Ciò porterà le valute in un corridoio tra 1,3 e 1,4».
Gabriele Vedani
Managing director di Forex Capital Market
IL DIFFICILE EQUILIBRIO
«È vero che il peso di Pechino è sempre maggiore anche per le valute Ma dopo una fase di consolidamento fino a quota 1,3270, per la fine dell'anno il rapporto di cambio è atteso in un trading range tra 1,15 e 1,35»
24/07/2010
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